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Oggi una nuova udienza per Fabio Di Lello

Per Fabio Di Lello si riaprono stamane alle 10 le porte del Tribunale di Lanciano. Nell’ultima udienza del 20 marzo scorso il Procuratore capo Giampiero Di Florio e il sostituto Gabriella De Lucia hanno chiesto per l’imputato l’ergastolo. “Non c’è una ricostruzione alternativa dei fatti, abbiamo dimostrato le prove evidenti sulla premeditazione”. Queste le parole di Di Florio al termine dell’udienza. “Alla Corte d’Assise –aveva proseguito- è stato chiesto di non concedere le attenuanti generiche. Fabio Di Lello non è stato avvertito da alcuno quando Italo D’Elisa è giunto al bar. Di Lello conosceva le abitudini di vita del giovane ucciso. Oggi abbiamo ricostruito l’intero fatto, con slide e video, e riteniamo non si possa trovare la provocazione e la minorata difesa. Si vede anche il momento in cui Di Lello spara a D’Elisa”. Certezze dunque quelle esposte e ribadite da Di Florio nell’aula del Tribunale di Lanciano.

Di Lello dal canto suo, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise ha detto di essere “dispiaciuto e pentito” per quello che ha fatto. “Amore per mia moglie e follia per quanto è successo in quel momento per il grande dolore che avevo in quel periodo” aveva inoltre aggiunto.

“Di Lello ha parlato per far capire alla corte cosa provava in quel momento. Non c’è stata nessuna premeditazione da parte di Di Lello che ha incontrato D’Elisa in modo casuale”. Queste invece le parole degli avvocati difensore Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni all’uscita dal Tribunale.

Verranno dunque rese note altre importanti informazioni al termine dell’udienza di oggi su questa che è una vicenda iniziata il primo luglio scorso quando in un incidente provocato dal 22enne Italo D’Elisa trovò la morte Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello. Sette mesi di sconforto, rabbia e sete di giustizia da parte di Fabio Di Lello che sfociò il primo febbraio scorso con l’omicidio di Italo D’Elisa.

Il fatto. Di ritorno dal ‘campo di calcio’ di Cupello dove il 34enne panettiere allenava le giovanili, Fabio Di Lello incrocia nel bar della Circonvallazione Histoniense, il 22enne D’Elisa. Scende dalla macchina. Uno scambio di parole. Di Lello torna in macchina. Afferra la calibro 9 acquistata qualche mese prima e spara 3 colpi che diventano mortali per il giovane 22enne. Dopo l’efferato gesto, risale in macchina. Va al cimitero e depone la pistola, avvolta in un sacchetto di plastica, vicino alla tomba della moglie. Incontra il suocero al quale confessa “Ho fatto una fesseria”. Di lì, dopo l’arrivo dei carabinieri, si dirige a piedi nella vicina stazione accompaganto dal maresciallo Castrignanò. Dopo l’interrogatorio di garanzia Fabio Di Lello venne condotto nel carcere di Torre Sinello dove, sorvegliato a distanza, si chiuse nel silenzio più assoluto, spezzato solo da lunghi ed interminabili pianti. Ventiquattro giorni di carcerazione e poi la decisione di sottoporsi all’interrogatorio dinanzi al procuratore capo Di Florio ed al sostituto De Lucia. Un interrogatorio breve in cui il Di Lello disse di aver compreso il reale gesto commesso en che non avrebbe dovuto farlo. Dopo poco più di ventriquattro ore, Di Florio chiese per fabioo Di Lello il giudizio immediato. L’accusa avanzata è di omicidio volontario premeditato.

Laura Rongoni

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