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Ferì la compagna in pieno centro a Vasto, rito immediato per Leuci

Sarà giudicato il 18 aprile prossimo dal Tribunale di Vasto Francesco Leuci, l’ex finanziere che lo scorso 24 settembre ferì con un coltello a serramanico l’ex compagna Michela Potenza ferendola ad un polmone. Non è escluso a questo punto che gli avvocati difensori ricorrano al rito abbreviato.

Discordanti erano state le perizie chieste dal procuratore capo Di Florio, volte ad individuare la sua effettiva pericolosità, la sua capacità di intendere e di volere e quindi di sostenere il processo e la gravità del gesto. C’è chi ritiene infatti che l’uomo non volesse uccidere e non era consapevole della gravità che il gesto avrebbe potuto arrecare alla donna. C’è hi invece ritiene che il gesto dell’ex finanziaere sia stato molto grave. Resta il fatto che Leuci è accusato di tentato omicidio e il 18 aprile prossimo si sapranno notizie certe in merito.

Chiusa nel suo riserbo l’ex compagna Michela Potenza che dal giorno in cui il suo ex compagno le provocò una ferita alla schiena con danni anche ad un polmone, non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione.

L’accadimento la mattina del 24 agosto alle 11,30 circa quando la donna, mentre era a passeggio nella centralissima piazza Rossetti in compagnia della cugina, ha sentito un forte dolore alla schiena causato dalla lama che l’aveva trafitta. In una pozza di sangue, si era accasciata a terra. Mentre la cugina al suo fianco chiedeva aiuto, la donna, prima di perdere i sensi, era riuscita a riconoscere l’ex compagno, informandone poi i Carabinieri al loro arrivo sul luogo dell’accaduto. Trasportata d’urgenza all’ospedale “San Pio” era stata poi sottoposta ad un delicato intervento al polmone traforato dalla lama. L’uomo, dopo averla colpita alla schiena, si era dato alla fuga a bordo della sua Fiat Punto. Intorno alla 14,00 poi si costituì alla stazione del Carabinieri di Caramanico che lo condussero nel carcere di Pescara con l’accusa di tentato omicidio. Il giudice Di Carlo poi dichiarò la propria incompetenza territoriale passando dunque gli atti al tribunale di Vasto.

All’uomo, in seguito all’arresto avvenuto quattro ore dopo l’accaduto, gli era stata applicata la custodia cautelare in carcere per ragioni di pericolosità. La difesa aveva dal canto suo escluso la premeditazione chiedendo inoltre, per il suo assistito, una perizia mentale in quanto affetto da patologia depressiva.

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