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Caduti di Nassirya, una cerimonia commossa e sentita

Una cerimonia commossa e sentita quella che si è svolta stamane a Vasto in occasione del 13° anniversario della strage di Nassirya. Tante le autorità civili e militari presenti, quali il sindaco Francesco Menna, il Presidente del Consiglio Giuseppe Forte, gli assessori Marcello e Bosco, i consiglieri comunali, i rappresentanti dell’Arma, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, della Capitaneria, della Polizia municipale, della Protezione Civile, l’Associazioni combattentistiche e dei Carabinieri, gli alunni della scuola Rossetti accompagnati dalle loro insegnanti e dal dirigente scolastico Di Carlo.

In tanti hanno dunque reso omaggio stamane alle vittime della strage che colpì l’Italia il 12 novembre del 2003.

Una cerimonia volta a testimoniare il pensiero ed il ricordo di quei militari che erano stati chiamati ad aiutare il popolo iracheno, a riorganizzare le forze militari e la polizia secondo i principi dello stato di diritto e che si è aperta con le parole e la benedizione della corona da parte di don Domenico Spagnoli e con la “Preghiera per la Patria” letta da un membro dell’Associazione Marinai d’Italia.

Una strage che “portò sgomento in tutto il mondo”, come ha sottolineato nel suo intervento, il maggiore Vitiello. Ed è stato lo stesso Maggiore a ricordare quel tragico momento del 12 novembre quando alle 10,40, ora locale (in Italia erano le 8,40), un autocisterna piena di esplosivo scoppiò dinanzi alla base “Maestrale” MSU dei Carabinieri, provocando  vittime, tra militari e civili caduti mentre facevano il loro dovere, per aiutare quel popolo a ritrovare la pace, l’ordine, la sicurezza. Una missione di pace iniziata il 15 luglio del 2003 con finalità di “peacekeeping” (mantenimento della pace), che aveva obiettivi quali quelli della ricostruzione del comparto sicurezza, del controllo del territorio, del contrasto alla criminalità, del concorso all’ordine pubblico, delle rilevazioni radiologiche, biologiche e chimiche e che portò però alla morte di dodici carabinieri, cinque militari dell’esercito, due civili e circa sessanta i feriti. Occorre inoltre ricordare che fu grazie al carabiniere Filippa, che uccise i due attentatori, che si riuscì ad evitare una strage che sarebbe divenuta di ben più ampie dimensioni.

Cariche e piene di significato, anche le parole espresse dai ragazzi della Scuola Rossetti.

Nel suo intervento il sindaco Francesco Menna ha rivolto innanzitutto le sue parole alle autorità militari e civili, ai militari in congedo, ai concittadini e ai ragazzi presenti ricordando come la giornata di oggi è “nel ricordo di quel terribile attentato che il 12 settembre 2003 colpì la base italiana dei Carabinieri a Nassirya, città del sud dell’Iraq, dove i nostri militari partecipavano alla missione di pace denominata “Antica Babilonia. Ricordo ancora-continua Menna- l’emozione dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nell’accogliere le salme dei nostri connazionali: fu l’espressione di un sentimento di vera commozione che attraversò l’Italia intera. Il mondo entrava nel terzo millennio conoscendo la brutalità del terrorismo fondamentalista che, a partire dagli attentati dell’11 settembre 2001 in America, provocò l’inizio di un terribile conflitto, le cui conseguenze sperimentiamo ancora oggi”.

“Quei caduti –ha continuato il sindaco- erano, per la maggior parte, componenti dell’Arma dei Carabinieri, impegnati in un’operazione di mantenimento della pace, che aiutasse quel Paese a liberarsi dalla distruzione di un conflitto lacerante. Con quell’attacco l’Italia sperimentava, per la prima volta, di essere parte, inevitabilmente, di quello sconvolgimento mondiale e che la propria sicurezza non consisteva più nella sola difesa dei propri confini nazionali, ma dipendeva dal convinto sostegno all’azione internazionale di ripudio di ogni forma di guerra e di vicinanza attiva alle popolazioni vittime di quei conflitti”.

Il ricordo del sindaco è poi proseguito con la mente e con le parole rivolte al giorno dei funerali di Stato. “Di quel giorno, nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura, ciò che mi è rimasto maggiormente impresso è la compostezza dei familiari delle vittime che, quasi materialmente, trasmettevano un singolare senso di comunità, di un’Italia che non si piega alla barbarie e alla follia, ma che è capace di rendere anche il sacrificio dei suoi figli esempio di coraggio e fonte di speranza. Ricordare quei tragici eventi significa consegnare, in primo luogo alle giovani generazioni, il Dovere della Pace”.

Il Sindaco si rivolge poi ai ragazzi presenti sottolinenando loro come “la Pace è il Dovere della Nostra Vita. È l’opportunità di vincere le barriere dell’odio e dell’indifferenza. È la speranza di abbattere l’egoismo e la solitudine. È l’occasione, soprattutto, di riconoscerci ogni giorno migliori: e questo sapendo ricevere il meglio da chiunque la vita ci ponga accanto. Dalle Istituzioni e, nello specifico, da chi ha fatto della propria esistenza un servizio al bene pubblico, dobbiamo saper accogliere l’esempio e quel particolarissimo senso di patria che è fonte viva di civiltà”.

A conclusione del suo intervento, il sindaco Menna, ha consegnato ai presenti una massima di Gandhi che lui stesso ha definito “bellissima”.

“Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace. Chi ha ragione, ed è capace di soffrire, alla fine vince.”

“Onore a chi ha servito la patria fino al sacrificio di se stesso! Onore ai caduti di Nassirya! Viva l’Arma dei Carabinieri! Viva l’Italia!”.

Foto e testo di Laura Rongoni

  • Commemorzione Nassirya
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