Sotto una pioggia scrosciante, San Salvo prima, Vasto poi, hanno pianto e ricordato due giovani ragazzi morti troppo prematuramente.
Una chiesa gremita di gente quella riunitasi a San Salvo nella chiesa di San Giuseppe per dare l’ultimo saluto a Fabrizio, il giovane escursionista che a soli 27 anni, dopo una fatale scivolata sul Gran Sasso, é precipitato giù, perdendo la vita.
Tanti coloro, tra amici, parenti e quanto lo conoscevano si sono riuniti attorno a Fabrizio per dargli l’ultimo saluto. La banda di San Salvo, la sua banda, lo ha accolto in chiesa. E poi gli amici di sempre, quelli più stretti, quelli un po meno ma che lo stimavano e gli volevano bene, perché lui era disponibile con tutti, era solare, era allegro , era un amico di tutti; e poi loro, gli amici che in tutti questi anni hanno condiviso con lui la sua passione e il suo lavoro, la musica. Una funzione religiosa silenziosa ed interrotta da qualche pianto, perché la sua morte lascia ancora tutti increduli e senza parole.
Come increduli i volti di quanti hanno partecipato a Vasto al corteo in ricordo di Roberta. A quindici giorni dalla sua scomparsa ci si chiede ancora come possa essere successo tutto ciò. Morire a 34 anni, come a 27, é “qualcosa di insiegabile”.
Un corteo partito da c.so Mazzini, luogo dell’incidente, per arrivare, passando per l’obitorio del San Pio, al Palazzo di Giustizia. Perché ciò che i familiare e gli amici chiedono per Roberta è proprio questo: giustizia. Giustizia per una giovane donna che a soli 34 anni, ha perso la vita dopo essere stata investita in pieno da un’auto mentre rientrava a casa.
Due giovani vita strappate alla vita da un destino a volte troppo crudele.
Due città, San Salvo e Vasto, due comunità, chiuse nel dolore per due giovani ragazzi che hanno perso la vita troppo presto.