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Ora rubano gli scheletri di Punta Aderci

Scheletri a Punta Aderci? Quelle ossa non vanno lasciate alla mercè di chiunque, ma andrebbero custodite e valorizzate”. Davide Aquilano, responsabile di Italia Nostra, denuncia il saccheggio in corso nella riserva naturale di Punta Aderci dove, sotto la sabbia, sono state interrati ossa e teschi. I resti testimoniano uno degli eventi più drammatici della storia di Vasto: l’epidemia di tifo petecchiale che nel 1817 decimò la popolazione. Da quando la notizia è rimbalzata dal blog dell’architetto Francesco Paolo D’Adamo a tutti gli organi di informazione locale, Punta Aderci è diventata meta di curiosi in cerca di macabri souvenir.
E’ assurdo che dei resti che testimoniano una pagina della nostra storia siano alla mercè di chiunque”, attacca Aquilano, “si tratta di un contesto archeologico eccezionale che andrebbe valorizzato. Bisogna scavare, fare indagini e analisi antropologiche. Da quelle ossa si possono trarre informazioni preziosissime, come l’età del decesso, il mestiere esercitato, le condizioni di vita. Non bisogna lasciarle alla portata di tutti. Chi deve intervenire? Comune e Sovrintendenza”, conclude il responsabile di Italia Nostra. Ma come mai quei resti sono finiti a Punta Aderci? La risposta sta in una delibera dell’epoca con cui, per motivi igienico-sanitari, si autorizzava a seppellire in un posto lontano dal centro abitato, i cadaveri delle persone morte in seguito all’epidemia. Il problema ora è che mentre prima erano pochissime le persone a conoscenza dell’interramento (esperti, studiosi e cultori della storia locale), ora la notizia è di dominio pubblico. Italia Nostra non nasconde la propria preoccupazione per la sorte dei resti e neanche una sorta di disappunto. Da qui l’invito alle autorità preposte, invitate ad intervenire prima che l’area venga completamente saccheggiata da tombaroli improvvisati.

Anna Bontempo

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2 Comments

  1. massimo del guasta

    In vacanza pasquale 2018 con amici ho “riscoperto” lo tesso punto, le stesse ossa. Non conoscendone l’origine, con un amico archeologo abbiamo anche notato alla base del deposito osseo numerose selci lavorate.. e abbiamo pensato ad un sito archeologico. Anche perche’ la punta con i suopi campi coltivati e’ piena di laterizi antichi. Avvertiti i Carabibieri, hanno inviato un sopralluogo della Polizia locale. Non trattandosi di morti ammazzati nessuno sapeva cosa fare. Ho segnalato alla Soprintendenza di Chieti che mi ha risposto …quel che gia’ sapevate. Riscopriamo l’acqua calda. Curioso che la riserva di punta d’Erci non riporti nella cartellonistica, se non della fossa comune preunitaria, almeno la presenza della area preistorica / eta’ del rame. La notizia valorizzerebbe la bella riserva e forse ne aiuterebbe la tutela, assediata come e’ da attivita’ industrieli. Secondo me fossa comune e zona archeologica, se aspettiamo le autorita’, se ne andranno entrambe a mare con le prossime frane. Troppo lenta la burocrazia occorrerebbe l’attivita’ del volontariato archeologico locale. Che tace

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