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Elezioni, solo un terzo dei candidati sarà donna

Su un esercito di 400 aspiranti consiglieri, solo 130 sono le candidate, cioè circa il 30% delle persone in lista, contro uno schiacciante 70% di presenza maschile. Anche nella imminente tornata elettorale le donne continuano ad essere scarsamente rappresentate, se non nella misura minima imposta dalla legge per le “quote rosa”. Un gap che si ripercuoterà inevitabilmente sulla loro futura presenza nelle istituzioni.

Basti pensare che nel consiglio comunale uscente sono presenti solo tre consigliere: Maria Amato (Pd), Paola Cianci (Sel) e Giovanna Paolino (Psi). E che dire degli aspiranti sindaci? Tra i sei candidati in pista c’è una sola donna, Ludovica Cieri (Movimento 5 stelle).

Uno dei luoghi comuni più diffusi è che le donne sono poco disponibili a partecipare alla vita politica e soprattutto alla competizione elettorale. E’ proprio così? Cosa ne pensano le dirette interessate? E  perché le donne che sono circa il 60% del corpo elettorale non votano le donne?

“C’è bisogno di uno scatto culturale”, attacca Incoronata Ronzitti, 48 anni, istruttore giudiziario, “la presenza femminile nelle liste dovrebbe essere pari al 50%. Per raggiungere questa percentuale non si dovrebbe ricorrere ad una legge, ma dovrebbe essere solo un grande atto di civiltà.  Ci si arriverà, ne sono certa, ma ci vuole ancora tempo, soprattutto dalle nostre parti. Comunque sono convinta che le donne, insieme e senza atteggiamenti pregiudiziali, potrebbero fare grandi cose e dare del filo da torcere agli uomini”.

“Nonostante abbiano grosse capacità le donne faticano il doppio per dimostrare di essere valide e di avere tutti i numeri per amministrare”, osserva Laura D’Alessandro, 48 anni, architetto, “sono scarsamente considerate, eppure hanno delle grosse capacità e sono meno propense ai compromessi. Lo stesso discorso vale a livello lavorativo: per affermarmi professionalmente ho dovuto fare i salti mortali e ancora oggi devo sempre dimostrare la mia preparazione. E’ un fatto culturale”.

Per Edy Biasone, 48 anni, avvocato, “la politica è sempre stata gestita dagli uomini. La scarsa rappresentanza femminile ha diverse chiavi di lettura: dipende sia dal fatto che la partecipazione delle donne non viene richiesta, sia dalla mancata offerta. Eppure laddove sono riuscite ad affermarsi e a conquistare posti di primo piano hanno dimostrato di avere grosse capacità di organizzazione e di gestione. Basta vedere il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca”, continua Biasone, “sta dimostrando  di saper amministrare  il Comune”.

“Ho detto più volte che nei partiti, in particolare, si deve lavorare perché le donne non siano il problema della presenza minima nelle liste e nelle giunte, ma un obiettivo politico-culturale prioritario”, sostiene Maria Amato, 58 anni, deputata del Pd, “quello della politica è un ambito estremamente competitivo  e conflittuale, un mondo costruito a misura degli uomini. Auspico che le donne si mettano maggiormente in gioco, senza ansie, per portare una diversa visione, arricchita dalla capacità di guardare al tutto più che a una parte, dalla conoscenza dei problemi che ci sono cari come genere. Solo un maggior coraggio delle donne potrà farci superare una normativa che tutela la nostra partecipazione facendoci apparire in qualche modo un genere da riserva”.

“Gli uomini hanno paura di perdere il loro potere”, taglia corto Sabrina Bocchino, 45 anni, agente immobiliare, “quando sono stata consigliere comunale mi sono dovuta battere per la rappresentanza di genere nelle Commissioni. Sono contraria alle quote rosa, ma penso che la presenza femminile vada in qualche modo garantita e tutelata. Posso lanciare un appello? Le donne devono fare quadrato  e votare le donne”.

Per Silvia Ciccarone, 63 anni, insegnante “in politica la donna è ancora poco considerata. Mi auguro che la mia presenza e quella delle altre candidate rappresentino uno stimolo per il cambiamento. Le donne hanno molto da dire e molto da fare in politica e nelle istituzioni”.

                      Anna Bontempo

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