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In due anni l’Abruzzo ha perso 6 Bandiere Blu ed ora tutti parlano di emergenza

In soli due anni la regione Abruzzo ha perso ben 6 Bandiere Blu. E sì perché alle 4 perse nel 2014 (Martinsicuro, Giulianova, Alba Adriatica e Ortona) si sono aggiunte le 2 del 2015, ovvero Silvi Marina e Rocca S. Giovanni. Restano così solo 8 zone che potranno fregiarsi del prezioso vessillo, tre nel teramano (Tortoreto; Roseto degli Abruzzi; Pineto) e cinque nel teatino (Francavilla al Mare; San Vito Chietino; Fossacesia; Vasto; San Salvo).

Il trend negativo è il peggiore in assoluto in Italia e fotografa quella che appare una vera emergenza laddove all’orizzonte si profila anche una pesante incidenza della deriva petrolifera. Sotto accusa già da qualche anno è anche la questione depuratori, più volte sollevate da numerose associazioni ambientaliste, Legambiente, WWF e la stessa FEE in primis. Certo, l’attribuzione della Bandiera Blu avviene sulla base di numerosi parametri, ma è innegabile una certa mancanza di cura da parte delle istituzioni, ma evidentemente anche dei cittadini e degli imprenditori del settore turistico, di un settore che potrebbe essere davvero trainante per il rilancio dell’economia abruzzese.

Così da una parte la Regione Abruzzo, attraverso le parole dell’assessore all’Ambiente Mario Mazzocca afferma che l’11 maggio “si è tenuta l’ennesima riunione con i soggetti gestori del Servizio Idrico Integrato per velocizzare al massimo le procedure per l’aggiudicazione provvisoria delle gare finalizzate alla realizzazione degli interventi sul sistema idrico e depurativo regionale”. “Sono interventi che attendono di essere attuati da 3 anni e che abbiamo ereditato con un livello di cantierabilità pari allo zero – accusa Mazzocca puntando il dito contro il centrodestra – Solo il nostro impegno ha sventato l’utilizzo dei fondi disponibili (per oltre 100 milioni di euro) e la mancata realizzazione di opere di cui abbiamo estrema necessità”, ha aggiunto, chiosando, poi, “non possiamo più permetterci ritardi; la qualità dei nostri fiumi e lo stato del nostro mare ce lo impone”.

“Al lavoro da subito per riconquistare le Bandiere Blu perse in due anni”: è invece questo l’appello lanciato dal responsabile di Cna Turismo, Cristiano Tomei, per il quale “occorre cambiare passo, soprattutto sul fronte del coordinamento dei 19 centri costieri, perché non è possibile lasciar soli i Comuni nella ricerca affannosa, ogni anno, di riconoscimenti, come le Bandiere Blu, in grado di esercitare una grandissima attrazione turistica”.

“Insomma – prosegue – occorre un coordinamento che superi possibili tentazioni campanilistiche e permetta alle amministrazioni locali ed agli operatori del settore, che intendono collaborare alla conquista di questo importante strumento, di avere certezza su tempi e procedure”.

In particolare, l’attenzione di Tomei si sofferma sulla questione della depurazione delle acque reflue: condizione che finisce per condizionare pesantemente le valutazioni sulla qualità delle spiagge abruzzesi: “Occorre una cabina di regia, ed un monitoraggio costante sul funzionamento degli impianti di depurazione, per intervenire con grande tempestività in caso di malfunzionamento. Perché non possibile immaginare che si debbano patire conseguenze sulla stagione turistica in ragione di ciò”.

Cna Turismo, infine, punta il dito sulla gestione dei fiumi: “Ci sono realtà, come quella pescarese, dove le Bandiere Blu non ci sono da oltre un decennio, in cui alcuni strumenti come il “contratto del Saline”, che interessa più centri anche non costieri e il destino del corso d’acqua, che sono destinati a incidere profondamente sul risanamento delle acque, ma che stentano a muovere i primi passi”.

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