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Fratelli d’Italia chiede a D’Alfonso e C. di fare dietro-front sulla chiusura dei punti nascita

“Il Coordinamento regionale di Fratelli d’Italia-An esprime solidarietà e vicinanza ai cittadini dei comuni di Atri, Ortona, Penne, Sulmona e di quelli limitrofi, che saranno interessati, nelle prossime settimane, dalla chiusura dei punti nascita dei relativi nosocomi; cittadini che non ci stanno a subire sulla propria pelle le scelte sciagurate del duo D’Alfonso – Paolucci, e che in questi giorni stanno ricorrendo a forme di protesta estrema per chiedere la revoca del decreto Commissariale numero 10/2015”. E’ questo l’incipit di una nota con la quale FdI torna sulla questione della chiusura dei punti nascita abruzzesi, confermataa anche nella sua ultima visita a Vasto dall’assessore Paolucci.

“Una scelta, quella della chiusura dei punti nascita – scrive ancora FdI – basata solo sui numeri e finalizzata esclusivamente ad accelerare l’uscita della sanità abruzzese dalla lunga fase commissariale. Una decisione che non tiene assolutamente conto delle distanze spesso notevoli fra l’ospedale hub e l’ospedale spoke, e in particolare ignora la specificità della conformazione geografica soprattutto dell’Abruzzo interno, mettendo in serio pericolo la vita delle madri e dei nascituri. L’Assessore regionale alla Sanità Paolucci, continua a gettare fumo negli occhi parlando di una maggiore sicurezza nel partorire nei punti nascita rimanenti che, a suo dire, verranno potenziati, e trincerandosi dietro astrusi acronimi come ‘Sten’ e ‘Stam’ che altro non sono che semplici ambulanze adibite al trasporto della madre o del nascituro, ignorando che l’effetto immediato di simile scelta sarà un incremento dei parti programmati e quindi di tagli cesarei con il rischio di contravvenire ai principi statuiti dall’Oms. Per tutte queste ragioni, Fratelli d’Italia-An dice ‘no’ al taglio dei quattro punti nascita degli Ospedali di Atri, Ortona, Penne e Sulmona, e chiede con forza che il governatore D’Alfonso revochi il decreto commissariale di soppressione”.

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