Sugli svarioni grammaticali dell’assessore Marra, ben evidenziati dagli amici D’Adamo e Zappacosta, non voglio infierire. Anche perché il pesce, come suol dirsi, puzza dalla testa. La compagine amministrativa è quel che è, poiché costruirla in base ai voti presi non garantisce sulla qualità e sul buon uso della lingua italiana. Le offese all’idioma patrio restano secondarie, seppur malinconiche, rispetto alle offese di natura amministrativa, all’incapacità di mutare il corso di una decadenza tra l’altro favorita e accelerata dall’incapacità stessa. Il cattivo uso dei congiuntivi, per capirci, i discorsi copiati, sono allarmanti ma non quanto una pessima amministrazione che si avvia stancamente a concludere il secondo mandato.
La domanda è: perché una siffatta amministrazione è stata rivotata nel 2011? Eh, bella domanda! Si rivince anche per inerzia, per insipienza altrui, per commistioni d’antica data, per aver saputo garantire interessi e rendite di posizione, per le divisioni dell’altra parte, non esente da colpe e responsabilità. Il passato è il respiro del presente, ma ciò che preoccupa è il futuro. Manca un anno all’appuntamento del 2016. Le chiacchiere sono tante, ma i presunti protagonisti tardano a far sentire la propria voce. Vasto ha bisogno di un Progetto e di un’Alleanza. Ha bisogno di mettere insieme persone e idee, non tessere. Ha bisogno di svoltare, di girare la carta, di salutare il passato che non passa. E ha bisogno di elettrici e di elettori che, dopo tanti lamenti, votino per non lamentarsi più. Il lamento a posteriori è diventato lo sport più praticato in una città che sta morendo. Non solo di congiuntivi.
Davide D’Alessandro