C’è sempre il peggio del peggio. Il PD, chiamato a negare il cambio di destinazione d’uso sul Molino Village, ha così votato: Lapenna, Forte, Menna e Lembo a favore, Molino contro, Del Casale non ha partecipato al voto, Amato assente per impegni romani. Nel più piccolo paesino del Burundi, l’abc della politica prevede che almeno segretario e capogruppo votino nella stessa maniera. A Vasto, Del Casale e Menna hanno votato in modo difforme. È la fine della politica, del primato della politica, messo già a dura prova da una delibera giudiziaria e non di natura politico-amministrativa. Le gambe dell’imbroglioncello e dei consiglieri di maggioranza, dopo i rinvii a giudizio, hanno cominciato a tremare. I rinvii a giudizio hanno decretato la svolta di 360 gradi rispetto a un anno fa. Prima favorevoli al cambio di destinazione d’uso, ora contrari. L’ultimo Consiglio comunale ha evidenziato l’irresponsabilità di una compagine amministrativa pasticciona e inconcludente, che prima concede, poi ritira e, soprattutto, omette i controlli.
Una maggioranza sgarrupata, direbbero gli alunni del maestro D’Orta, ma questa maggioranza, ahimè, andrà avanti fino al 2016, anche perché, i tanti mal di pancia, le tante sensibilità contrarie, non trovano voce. Il coraggio, caro Domenico Molino, chi non l’ha non se lo può dare. Vasto crolla e affonda, affonda e crolla. Chi verrà dopo Lapenna troverà le macerie. La città a misura di verde e di bambino, che avevano promesso, è una città stremata. Gode soltanto Ventrella. Quest’Amministrazione sarà ricordata per l’assunzione di Ventrella, per le posizioni organizzative ai soliti noti, per i 600 mila euro buttati su una pista ciclabile mai inaugurata. Non voglio che mi si dica grazie, ha anticipato l’imbroglioncello! Come Marchionne nell’imitazione di Crozza. Ma l’imbroglioncello non è un’imitazione. Purtroppo.