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A lezione di educazione civica con Rosy Bindi, presidente della Commisione antimafia

Un’aula magna ricolma di giovani e meno giovani ha fatto da degna cornice all’incontro con il presidente della Commissione Antimafia, on. Rosy Bindi, incentrato su “Legalità, Cittadinanza, Costituzione”. L’evento è stato introdotto dal dirigente dell’ITCG “Palizzi”, Gaetano (Nino) Fuiano, padrone di casa, che ha sottolineato come ”la rinascita non può che ripartire dalla scuola” soffermandosi a ricordare l’importanza della legalità soprattutto in questo particolare momento, ma anche della cittadinanza e della solidarietà attive.

L’incontro come ben noto è stato organizzato dall’associazione culturale Vastoviva, di cui ha portato i saluti Angelo Bucciarelli, prima di cedere la parola al consigliere Paola Cianci, che ha portato, invece, quelli dell’Amministrazione comunale e del sindaco, assente perché alle prese con il crollo del muraglione di Palazzo d’Avalos, e che non ha perso l’occasione per evidenziare che “c’è un grande impegno della politica vastese nella direzione della legalità e della trasparenza amministrativa”.

“Questa iniziativa nasce come una lezione open di educazione civica – ha detto invece Maria Amato – una parlare semplice per chi come voi (rivolgendosi agli studenti) studia il Diritto e per chi come noi è cittadino”. Il parlamentare vastese ha ripercorso i momenti della nascita della Commissione antimafia nel 1962, prima di essere sospesa per trovare definitiva consacrazione nel 1982, quando gli omicidi di Pio La Torre e del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa portarono all’approvazione dell’art. 412 bis che istituiva il reato di mafia. “Non la combattiamo con la normativa, ma con il cambiamento culturale” ha chiosato la Amato, prima di tornare a sollecitare i giovani a interessarsi e vivere della politica.

In un rovesciamento del cliché tipico dei convegni sono stati i presenti a stimolare l’intervento dell’on. Rosy Bindi su varie tematiche, dalla Costituzione al lavoro, dall’Italicum alla lotta alla criminalità organizzata, giovani come Domenico Ricciuti, Chiara Iacovitti, Giuseppe D’Aulerio, Daniel Monaco, ma anche personalità di spessore quali Anna Suriani, Antonio Spadaccini, Ivan Aloè, Bianca Campli e Massimiliano Travaglini, coordinatore provinciale del Movimento Agende Rosse.

E il presidente della Commissione antimafia non si è risparmiato con una risposta di circa un’ora nella quale ha toccato quasi tutte le questioni sollevate rigettando fin da subito le accuse che tutti i politici sono uguali, tutti i politici sono corrotti.

“Momenti come questo sono fondamentali per la nostra formazione e dovrebbero appartenere al programma delle scuole”,  ha esordito Rosy Bindi, che poi ha voluto richiamare immediatamente le parole di Papa Francesco quando in Calabria, sulla scia di quanto aveva già fatto Giovanni Paolo II, “ha scomunicato i mafiosi, o meglio gli ‘ndranghetisti, perché tra il Vangelo e i mafiosi non ci può essere nessuna possibilità di intesa, rapporto, relazione” puntando il dito contro “la corruzione che è il peccato più grave. Stessa valenza deve esserci tra la Costituzione e l’essere cittadino e l’illegalità e la corruzione”. “Ma la realtà è diversa – ha sottolineato – noi avremmo tutto il necessario per cambiare le cose e per rispondere come cittadini a quanto è scritto nella Costituzione, ovvero godere dei diritti, ma anche rispettare i doveri”. “Nella Costituzione non c’è spazio per la corruzione e l’illegalità” ha tuonato la Bindi che si è soffermata sulla questione mafia, “che ha condizionato la formazione del nostro Paese, continua a condizionare le nostre Regioni, la sua politica e il suo sviluppo”. “Non abbiate paura di guardare in faccia la realtà – ha invitato i presenti prima di parlare del difficile momento congiunturale: “non ci sarà ripresa della crescita senza strumenti rigorosi e la mano pesante verso chi si presta alla corruzione e chi si lascia corrompere – ha detto ancora la Bindi ricordando alcuni interventi urgenti in materia economica quali l’abbassamento della pressione fiscale, lo smaltimento della burocrazia, la semplificazione delle norme, “ma mai cancellare il reato di chi commette volutamente frodi con dolo (falso in bilancio, esportazione di capitali, riciclaggio di denaro).

“La legge è il fondamento della nostra libertà – ha sottolineato la parlamentare – perché secondo la nostra Costituzione la nostra libertà non finisce quando inizia quella degli altri, ma inizia quando inizia la libertà degli altri e non può esistere libertà senza la legge”.

Non poteva mancare un passaggio sul lavoro, al centro di molte domande dei ragazzi. “Il lavoro è centrale nella Costituzione non solo perché è un diritto, ma anche un dovere anche perché rappresenta il primo modo per partecipare alla vita della nostra comunità. Nessuna riforma del lavoro ci farà fare un passo avanti se si slega dal rispetto della Costituzione”. La Bindi Non si è risparmiata nemmeno il mea culpa della politica su questo tema fondamentale quando ha detto “la grande responsabilità della politica è quella di non essere stata in grado di trovare la sintesi tra i diritti dei lavoratori e quelli degli imprenditori, dando spazio a un vizio insito nel mondo del capitalismo ovvero desiderare di fare soldi per fare soldi e non per investire e creare occupazione. L’incapacità, dunque, di mettere regole ai grandi giochi della finanza”. L’onorevole ha richiamato la “necessità di imporre regole certe contro ogni forma di frode e di un funzionamento dell’economia legale e del lavoro e della distribuzione delle risorse che risponda ai criteri che legano libertà e giustizia”.

Tornando al capitolo economia e solidarietà, la Bindi ha insistito sul fatto che “le finanze pubbliche vanno tenute sotto controllo, ma le politiche sbaglia quando non di taglia gli sprechi per tutelare gli interessi di alcune persone. Bisogna fare un lotta vera alla povertà crescente”.

Un passaggio breve anche su Mafia capitale sul quale il presidente della Commissione antimafia ha chiarito come 2i magistrati non se ne sono accorti perché non vi erano sigle e perché si crede che la mafia, o, meglio, le organizzazioni malavitose risiedono in Sicilia, Calabria e Campania per poi scoprire che sono più presenti in Lombardia ad esempio. La Mafia non è una sigla ma un metodo che usa violenza, anche se uccide meno, cha ha consenso sociale perché appartiene all’uomo d’onore che fa del bene e ci aiuta, che ha rapporti con la politica, il potere e le Pubbliche Amministrazioni. La mafia ha sempre bisogno di copertura politica perché usa prevalentemente il denaro pubblico per i propri affari”. “La politica deve essere forte e libera – ha ammonito la Bindi – per resistere e ha bisogno del supporto dei cittadini”.

Infine, sul capitolo Italicum l’ex Dc ha detto che si tratta “di un passo avanti rispetto al Porcellum”, parlando anche di fallimento per le primarie alla luce dei recenti fatti. Ha ribadito la positività dell’introduzione del premio alla lista perché “è giusto che chi vince le elezioni abbia il dovere di governare, ma non il diritto di comandare”. Da qui la necessità di un monocameralismo a maggioranza qualificata.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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