Un “sistema nervoso” di sensori in fibra ottica applicato lungo i fianchi di monti e colline a rischio consente di prevedere le frane. La tecnica è stata presentata a Tucson, negli Stati Uniti, in occasione del convegno internazionale sulle nuove frontiere nelle fibre ottiche. Ma la scoperta è tutta italiana. Infatti, la sofistica tecnica è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori della Seconda Università di Napoli. Luigi Zeni, coordinatore del gruppo di ricercatori, ha dichiarato: “Si tratta di una rete di “fili”, molto simili alle fibre ottiche utilizzate per le comunicazioni. Una volta messe nel terreno sono in grado di evidenziare i movimenti, anche impercettibili, che si verificano nel sottosuolo. Ciò è reso possibile da un impulso di luce laser che percorre l’intera rete. Scivolamenti del terreno comprimono le fibre e alterano alcune caratteristiche del segnale, rendendo possibile risalire nel posto esatto dove il terreno va deformandosi”.
“Creare una rete di fibre ottiche – ha dichiarato ancora il prof. Luigi Zeni – consente di superare molte di queste limitazioni in quanto tali nuovi sensori possono essere utilizzati per coprire aree molto grandi, di parecchi chilometri quadrati. E, conseguentemente, possono essere interrogati in tempo reale da un unico punto per individuare criticità esistenti in alcune zone”.