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A Carnevale ogni “diverso” vale

carnevale gissi-2Domenica 2 marzo e martedì 4 marzo 2014, un folto gruppo di ospiti dell’Istituto San Francesco di Gissi ha partecipato alla sfilata dei carri rispettivamente presso Torino di Sangro e San Buono.
Gli osservatori avranno notato la presenza di un carro “speciale”: questa specialità ci spinge a fare qualche considerazione, soprattutto con riguardo a quegli osservatori che non abbiano, perché svogliati, perché non informati o per altri motivi, colto l’importanza di questo momento. Infatti, la partecipazione con un proprio carro (che permette agli ospiti di far cogliere anche gli impegni organizzativi e di sviluppare un sufficiente senso di appartenenza) alle sfilate di Carnevale rappresenta, insieme ad altre iniziative, un’ulteriore occasione di perseguimento di quegli obiettivi riabilitativi che gli operatori del Centro intendono realizzare sotto la guida ed il costante monitoraggio dei migliori professionisti della salute: dagli psicologi agli infermieri, dai medici ai terapisti.
Tali obiettivi, tra i più solenni per un disabile sottoposto a riabilitazione, sono riconducibili a quella che una volta veniva definita “integrazione”, e che oggi, anche in seguito alla omologazione ricevuta nel dicembre 2006 da parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, è stata sostituita dal termine “inclusione”. Proprio l’opposto di questo termine, ossia l’esclusione, è stato il leitmotiv del carro, in quanto si sono riproposti i personaggi tratti dal film Happy Feet, uno dei cartoon movies più apprezzati degli ultimi anni, nel quale un pinguino “diverso” vive la difficile condizione di isolamento e viene ignorato dai suoi simili perché, a differenza degli altri pinguini, non sa cantare ma ballare.
Il lieto fine del film, nel quale il limite del pinguino rappresenterà invece una risorsa e permetterà il salvataggio della specie, ci induce ad un’ultima considerazione sulla “diversità”. Tale termine, spesso, nel comune intendere, ha un sapore negativo in quanto provoca un senso di rifiuto, di non accettazione. Tuttavia tale locuzione deve essere intesa anche in senso positivo: essa deve essere adottata come vera risorsa per mettere se stessi a confronto con l’altro e poter così apprezzare quelle qualità, quei talenti che sono in ognuno di noi.
In un contesto di confronto aperto e culturalmente evoluto, il riconoscimento della individualità può sfumare nel concetto di diversità, rendendo omogeneo il contenuto (persona) e accettando la forma (corpo-comportamento). Gli operatori dell’Istituto San Francesco si sono adoperati affinché un’ulteriore esperienza di confronto attivo e condiviso tra le diverse “individualità” (popolazione ed ospiti) sia venuta a concretarsi in una giornata riconosciuta di festa e di allegria.

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