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Derby a passo di tango, le parole dei punteri Roman Torres e Mariano Manno

Mariano Daniel Manno attaccante VASTO MARINAMeno due al derby dell’Aragona. Dall’asado al brodetto di pesce. La sfida tutta albiceleste la comandano loro, Mariano Daniel Manno e Rodrigo Veron sicuri titolari nel Vasto Marina mentre Roman Anibal Torres, nonostante gli otto gol realizzati, è in corsa per una maglia da titolare, altrimenti come già successo spesso in stagione sarà arma preziosissima a match in corso anche se in cuor suo spera di essere protagonista sin dall’inizio. Due punteri come Torres e Manno, professione centravanti, il primo arrivato in Italia da ‘la feliz’ Mar del Plata, l’altro da Rosario la “Cuna de la Bandera”, la terra del rivoluzionario Che Guevara e il fenomeno Messi. Vivono in Italia da tempo, Torres classe 1985 poco più che ventenne iniziò il suo percorso calcistico in argentina ammirando i colori del Racing Avellaneda(di cui è tifosissimo) poi l’esperienza italiana partì da Potenza cui fecero seguito Lazio, Toscana, Puglia, Campania prima di arrivare in Abruzzo con destinazione San Salvo, dove attualmente vive e lavora. Con i biancazzurri un matrimonio a più riprese, intervallate dall’esperienza in Promozione con la Virtus Cupello prima di riabbracciare la maglia sansalvese nella scorsa stagione ma scegliendo la scorsa estate il biancorosso della Vastese. Manno ha qualche anno in più, trentatreenne partito dalle giovanili del Rosario(di cui è grande tifoso) passando poi in quella del Newell’s Old Boys dove conobbe il centrocampista Sergio Almiron, oggi nel Catania dei tanti argentini, ancora oggi suo grande amico. Salutata l’Argentina iniziò il suo percorso europeo nel 2005 dal Chamalier, in Francia per scoprire la Spagna l’anno successivo  con il Rivadeseria. L’arrivo in Italia nel 2007 a Trani e dalla Puglia ha toccato altre tre regioni come Molise(Turris Santa Croce), Marche(Urbino e lo scorso anno Fermo), Basilicata(con il Potenza in C1) prima di scoprire l’Abruzzo facendo tappa a Chieti con lo Sporting Scalo per poi proseguire tra Casalincontrada, Capistrello, Tollo, Scafa e infine Vasto Marina dov’è arrivato a metà dicembre giocando tre partite e realizzando un gol. In comune hanno il fiuto del gol, se passa un pallone dalle loro parti spesso per le difese avversarie sono dolori. In Argentina lontani 700 km, tra due giorni uno di fronte all’altro in un match che promette scintille.

Meno due al big match di domenica, come arrivi al derby vastese?

Torres: “In assoluta tranquillità, una partita di calcio come le altre, qualche sensazione particolare la proverò solo perché di fronte mi troverò compagni, allenatore e un dirigente che sono stati con me lo scorso anno a San Salvo” .

Manno: “Motivato, la sconfitta di domenica scorsa non ci voleva ma ci ha caricato ancor di più, vogliamo riscattarci, stiamo lavorando duro per non fallire il prossimo appuntamento e regalare una gioia ai dirigenti e chi ci segue”.

Cosa daresti per decidere il derby?

T: “L’importante saranno i tre punti, non mi importa chi segnerà, quello sarà una conseguenza, la vittoria tutta la vita”. 

M: “Conterà vincere, solo quello, poi se dovessi essere l’uomo decisivo sarebbe tutto ancora più bello”.

Come giudichi l’esperienza in biancorosso?

T: “Qui mi trovo benissimo, ho sofferto all’inizio a causa dell’infortunio ma sin dal primo giorno compagni e dirigenti mi hanno fatto sentire uno di loro” .

M: “Sono qui da poco più di un mese e pur non essendo ancora al top della forma ho buonissime sensazioni, mi preme ringraziare chi ha puntato su di me a dicembre, patron Pino Travaglini, il presidente Massimiliano Baccalà, il direttore Basler e mister Precali, loro mi hanno spalancato le porte per questa nuova avventura e non posso assolutamente deluderli”.

Il Sudamerica è famoso per i soprannomi che accompagnano i giocatori, nei hai uno?

T: “Negli anni me ne hanno dati parecchi ma quello a cui sono affezionato di più è ‘El Tanque’” .

M: “Qui a Vasto sono semplicemente Mariano, prima mi chiamavano ‘ El Pocho’”.

Sei in Italia da parecchi anni, chi ti ha spinto a lasciare la terra natia per la nostra nazione?

T: “Ero in Argentina quando il Lanus decise di mandarmi in prestito in Svizzera, li conobbi un portiere che quando fu chiamato per la C2 italiana mi portò con se in Basilicata”.

M: “Fu il mio ex procuratore Rocco Bochicchio a portarmi qui con altri compagni argentini, con lui però qualcosa si è rotto lo scorso anno nell’esperienza di Fermo”.

Ogni tanto ti manca qualcosa dell’Argentina?

T: “Mi mancano famiglia e amici, a loro penso ogni giorno, non è facile essere così distanti ma è stata mia la scelta” .

M: “La mia famiglia, non è facile stare lontano da loro, l’ultima volta che sono stato a Rosario risale a un anno e mezzo fa”.

Cibo argentino o italiano?

T: “Tutta la vita carne argentina” .

M: “Impossibile scegliere, sono tutti e due ottimi”.

Quando chiuderai la carriera da giocatore, il tuo futuro lo vedi in Italia o in Argentina?

T: “Ho una filosofia di vita particolare parlare di cosa farò tra parecchi anni non serve, quando arriverò quel momento ci penserò, oggi qui sto alla grande, ho messo su famiglia e sono felice per questo”.

M:“In Italia, qui mi trovo benissimo, vivo con la mia ragazza, il futuro è qui con lei”.

L’Argentina è terra di grandi centravanti, qual è il tuo punto di riferimento?

T: “Gli argentini Crespo e Batistuta ma anche l’inglese Alan Shearer, mi ha sempre intrigato”.

M:“Negli anni ho ammirato Batistuta, Crespo, il franco argentino Trezeguet e l’italiano Inzaghi ma negli ultimi anni sto ammirando le grandi giocate dell’ex Napoli Lavezzi”.

Chi è il giocatore più forte con il quale hai giocato negli ultimi anni che però non ha avuto una carriera che forse meritava?

T: “Un mio compagno di reparto nel Lanus, Alejandro Varela, segnava a raffica ma non riuscì mai ad esplodere a grandi livelli”.

M: “Il ’94 Luciano Casim(fratello di Francisco, con la Vastese per dieci giorni nella preparazione estiva, ndr), l’ho portato in Italia perché in lui vedevo un grande giocatore ma dopo le esperienze con la Fermana e Primavera del Pescara ha deciso di far ritorno in Argentina”.

Da qui alla fine quale sarà l’obiettivo reale della squadra?

T: “Lo dico da inizio stagione, non siamo da primo posto ma dietro alle prime due possiamo tranquillamente starci, sta a noi dimostrarlo se siamo o meno da playoff ma inutile guardare troppo lontano, un passo alla volta, domenica toccherà al Vasto Marina, poi penseremo ai prossimi impegni” .

M: “La salvezza diretta anche se sono sicuro che se questo gruppo fosse stato costruito in estate avrebbe avuto tutte le carte in regola per credere in obiettivi più ambiziosi”.

Come procede il rapporto con l’attuale allenatore?

T: “Poche volte ho avuto un rapporto così aperto e sincero con un allenatore, con Lemme mi trovo benissimo, è una stagione la mia un po’ travagliata dal punto di vista degli infortuni, ho un ginocchio che mi tormenta anche per questo ho fatto molta panchina ma per un allenatore non è mai facile gestire un gruppo, lui lo sta facendo nel migliore dei modi”.

M: “Mister Precali è una persone serissima, verso di lui nutro un gran rispetto, l’ho incontrato da avversario quando ero in Molise, lo ringrazio perché nonostante io non sia ancora al top della forma mi sta dando enorme fiducia”.

Domenica vi incrocerete in campo ma intanto lancia un messaggio al tuo connazionale in vista del big match.

T: “Ci siamo conosciuti qualche giorno fa grazie al mio grande amico Rodrigo Veron, è un bravissimo ragazzo, in campo saremo avversari e ognuno farà il meglio per la sua squadra, sarà il campo a decidere chi meriterà la vittoria, poi a fine partita la stretta di mano di certo non mancherà”.

M: “Non mi piace lanciare sfide e battutine, gli mando un grosso in bocca al lupo e che vinca il migliore, è un giocatore che rispetto che come me è partito da lontano, proseguendo la sua carriera nel migliore dei modi con grossi sacrfici”.

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