Sabato occorre fermare il mondo. A Milano, nel tempio della lirica, c’è Violetta a ricordarci ancora una volta la lotta cruenta tra desiderio e destino, tra ciò che vorremmo e ciò che è. Non è un caso se all’esame di musica in terza media, chiamato a scegliere un’opera tra le tante, non ebbi alcun dubbio e scelsi “La Traviata”. Perché la Signora delle Camelie danza tra la vita e la morte, il dolore e l’amore, perché dice “amami quanto io t’amo” e dice “addio”, perché va incontro a un doppio sacrificio, perché Verdi impiega tutta la sua travolgente bravura per scolpire addosso a questa figura indimenticabile note indimenticabili, che non passeranno dopo che tutti saremo passati. Storia eterna, personaggio eterno, musica eterna. Sono state tante le Violette celebrate e osannate, ma ogni volta si compie nuovamente il prodigio. Violetta è, senza il bisogno di riprodurla, di rappresentarla. Non importa chi la interpreta, se Callas, Tebaldi o Damrau. Verdi è, senza il bisogno di riprodurlo, di rappresentarlo. Non importa chi dirige, se Muti, Abbado o Gatti. “La Traviata” è. Buona “Traviata” a tutti. Sabato niente politica. Che sollievo! Che liberazione!