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Suriani e le lettere al Vate

Gabriele D'AnnunzioTra le figure che maggiormente spiccano, nel periodo a cavallo tra l’800 ed il primo 900, e che più seppero rappresentare le istanze e le aspirazioni delle popolazioni del circondario di Vasto, oltre a mantenere desta la fiamma dell’operosità nella provincia di Chieti, spicca quella di Alfonso Suriani. Egli nacque a Monteodorisio il 3 giugno 1840 da una delle più note famiglie di antica nobiltà, e svolse la sua attività nell’avvocatura a Napoli, per poi, per oltre mezzo secolo, divenire uno fra i più apprezzati esponenti della vita pubblica, sì da conquistarsi la stima e la testimonianza dell’apprezzamento generale. Fu anche un patriota di fervido coraggio, tanto che, appena ventenne, dopo il 1860, nella lunga e delicata campagna di repressione del brigantaggio in Abruzzo, si segnalò, col grado di tenente della Guardia nazionale, per solerzia ed acume, nel portare a termine operazioni di notevole impegno logistico. Ma la sua inesauribile energia doveva emergere attraverso le doti di equilibrio e di rettitudine, nelle numerose cariche assunte in seno all’amministrazione comunale e provinciale. Proprio per quest’ultima rivestì il ruolo di presidente del Consiglio provinciale di Chieti fino al 12 febbraio1905, quando la morte lo rapì. Le esequie si svolsero, con solennità a Monteodorisio il giorno 13. Il sindaco dichiarava il lutto cittadino e il paese venne tappezzato di manifesti. Tutto il popolo partecipò ai funerali. In segno di alta stima i cordoni della bara erano retti dagli amici dell’estinto Alfonso Marchesani e Federico Scardapane, al seguito di carrozze e corone funebri. La passione per l’agricoltura lo aveva condotto prima ad operare un radicale rinnovamento delle tecniche agricole del territorio vastese e, successivamente, guidato da fervida esperienza e da buon senso nel considerare le premesse di rinascita della zona, a patrocinare, insieme a Giuseppe de Riseis e a Nicola Colonna, la fondazione della scuola agraria “Cosimo Ridolfi” di Scemi. Intellettuale di profonda vocazione, di Alfonso Suriani si ha un particolare inedito ricordo con il poeta Gabriele D’Annunzio a proposito della cordiale amicizia intrecciata con il Vate, riscontrabile in un epistolario poco noto. Nel 1904, nella sua carica di presidente del Consiglio di amministrazione della Provincia di Chieti, Suriani aveva inviato un telegramma per esprimere al Vate le felicitazioni per i successi ottenuti in Italia della rappresentazione teatrale de “La Figlia di Jorio”. Il poeta rispose con un messaggio telegrafico del 3 aprile 1904 (conservato nella Biblioteca provinciale di Chieti), così concepito: “On. Suriani, Presidente del Consiglio Chieti Voglia Ella esprimere al Consiglio la mia calda riconoscenza per il saluto nobilissimo con cui ha voluto onorare in me il poeta che serba nel cuore il culto religioso della vita di una stirpe. Creda alla mia profonda devozione. Gabriele d’Annunzio». Successivamente il poeta acconsentì, sia pure per breve soggiorno, a godere dell’ospitalità offertagli a Palazzo Suriani a Monteodorisio. D’Annunzio certamente non mancò di approfittare per passeggiare e lambire le onde dell’amatissimo Adriatico.

Giuseppe Catania

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