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Non vogliamo oro, solo un lavoro

p_catene.di.luce.bgQuello che è successo stamane è lo specchio di una realtà asfissiante, di una crisi che sembra non trovare fine, di una classe dirigente incapace di far fronte nel modo più opportuno a situazioni che rischiano di toglierci anche la dignità. La platealità del gesto, ovvero incatenarsi alla statua del monumento simbolo della città nella piazza principale, testimonia la disperazione e la sussistenza di situazioni border line che non appartengono a realtà lontane, ma sono dentro di noi, in mezzo a noi. Madri, mogli, uomini, donne che rivendicano un lavoro che dia loro ed alle loro famiglie la possibilità di sopravvivere. E lo hanno fatto senza superare i limiti, dinanzi al tricolore come a richiamare quell’articolo 1 della Costituzione italiana che recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, il che, si badi bene, non necessariamente indica l’avere il lavoro come un diritto. Riteniamo, però, che sia compito di uno Stato civile tutelare il proprio popolo, i propri figli: non si può pensare di togliere alla gente la possibilità di sognare, di progettare il proprio futuro. Quel che più spaventa, poi, è certamente il fatto che quel che è successo stamane possa non essere un evento episodico, perché le voci che si rincorrono come un tam tam incessante sul futuro occupazionale delle nostre zone non è certamente rassicurante e la politica pare incapace o, peggio, noncurante di questa situazione allarmante. L’OCSE ci dice che le tasse in Italia sono troppo alte (le più alte d’Europa, aggiungiamo noi) eppure nessuno sembra preoccuparsene: una situazione che soffoca le imprese, soffoca i consumi, soffoca le famiglie. Sentire denunciare, stamane, l’obbligo di vivere con 50 o 70 euro settimanali non può lasciare indifferenti ed il chiedere un lavoro in cambio di un voto alle prossime elezioni pare più un modo provocatorio per dire basta, e con forza, a quella consuetudine di ricordarsi della propria gente soltanto in campagna elettorale girando poi lo sguardo altrove quando l’election day è passato; un modo per metetre sotto i riflettori situazioni proprie e non solo, che troppo spesso vengono sottaciute o nascoste, piuttosto che una rivendicazione reale, consapevoli che quel grido di aiuto non verrà ascoltato…speriamo soltanto per ora.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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