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Agricoltura, pesca e artigianato attività trainanti dell’economia vastese

Quali mestieri erano praticati nella città e nella campagna della Vasto del secolo scorso, all’epoca di bisnonni e nonni dell’attuale generazione di giovani? Questa la domanda fondamentale alla quale cercheremo di rispondere con un’indagine sugli ultimi testimoni della vita di quel tempo, quando l’attività lavorativa era scandita dai ritmi delle stagioni e si sapeva fare tutto con le proprie mani. A tali veterani del mestiere, si affiancano i loro figli e nipoti, i quali, con grande coraggio, spesso continuano l’attività di famiglia e, cresciuti fin da piccoli a stretto contatto con il mestiere, possono raccontarne le caratteristiche e i segreti. L’indagine si propone, dunque, di raggiungere, laddove possibile, la testimonianza diretta dei veterani o di ricostruirla tramite la voce dei familiari, confrontandola con l’attività dei giovani prosecutori del mestiere. 

Da sempre Vasto, è stata crocevia di popoli diversi e di mestieri diversi. La sua posizione naturale fra le colline e il mare, ha favorito, infatti, il pieno sviluppo del settore primario: l’agricoltura era la principale attività, seguita dalla pesca e da un florido artigianato. La terza componente fondamentale del settore, la pastorizia, non era esercitata dai vastesi come attività esclusiva, ma quasi tutti sia nel centro abitato sia nella campagna possedevano almeno un paio di pecore, dalle quali ricavavano latte e carne. Le tre principali attività del settore primario, dunque, trovavano un luogo d’incontro nell’ambiente vastese. L’agricoltura era praticata da migliaia di famiglie sparse nell’esteso territorio di Vasto. Le principali produzioni erano: grano, vino e olio. Le tecniche di produzione erano ancora quelle tradizionali con la comparsa di mezzi meccanici solo nel secondo dopoguerra. Nell’ambito dell’agricoltura il settore più vivace era quello dell’orticoltura.

Pesca e orticoltura, poi, si compenetravano perfettamente, dal momento che, proprio grazie alla conformazione territoriale di Vasto, era possibile coltivare ortaggi nei terreni digradanti verso il mare. Vi era, dunque, quasi una continuità fra mare ed orti. Tale felice posizione naturale ha permesso una straordinaria commistione fra la cultura marinara e quella ortolana, che si riflette negli ingredienti del piatto tipico vastese, il brodetto. Dall’agricoltura in special modo derivavano buona parte degli altri mestieri, artigianali o di servizio.

“Se tutto ruotava attorno all’agricoltura – spiega Nicola D’Adamo, giornalista e autore de “Gli ortolani di Vasto” − è ovvio che molti altri mestieri fornivano supporto a questa attività. Immaginiamo lo stagnino che faceva gli orci in stagno per l’olio (li vùtine dill’ujje), il bottaio che faceva le botti per il vino, il ferracavallo che ferrava asini e cavalli degli agricoltori, il carraio che costruiva carretti (li traijne), il funaro, i “viaticari” (commercianti ambulanti) che andavano a vendere nei paesi del circondario, il mugnaio (lu mulinare), lo “scalaro” che costruiva le scale a pioli, i grossisti che acquistavano i prodotti agricoli e li spedivano nel Nord, dando anche lavoro a centinaia di persone, e via dicendo. A questi mestieri legati all’agricoltura − continua D’Adamo – vanno aggiunti gli altri classici di tutte le città come la nostra: il fabbro, l’alimentarista, il fornaio, il sarto, il barbiere, il ciabattino, il muratore, “lu mercande” (il venditore di tessuti) e tanti altri. È interessante scoprire i metodi di lavoro di ognuna di queste categorie: ci si renderà conto che gli artigiani erano persone dotate di ampia professionalità e creatività. Facciamo un esempio: le case erano “progettate” e costruite dai muratori. Al massimo c‘era il geometra. Non venivano mica impiegati architetti, ingegneri, direttori dei lavori! Sapete cosa significa realizzare una volta a “cielo di carrozza”? Eppure i nostri muratori le sapevano costruirla tutti con estrema disinvoltura!”.

“Da dire infine – conclude D’Adamo – che Vasto disponeva anche di una bella categoria di professionisti, in verità non molto numerosa, per ogni esigenza: avvocati, magistrati, notai, medici, farmacisti, professori, giornalisti, impiegati vari degli uffici statali. Professionisti che fornivano servizi e assistenza non solo ai nostri cittadini, ma agli abitanti dell’intero comprensorio del Vastese”.

Tali mestieri erano tutti portatori di un mondo di tradizioni e valori che costituiscono le radici della nostra città: si aveva amore per la terra e per il mare, che davano il primo e fondamentale sostentamento a tutti; la fatica quotidiana non spaventava, anzi essa era alleviata dalla gioia di vivere; pur possedendo poco si era più solidali con gli altri e si aveva più fiducia nel futuro; la filosofia che animava le giornate era essere contenti di quel poco che si aveva. Oggi, dunque, cos’è rimasto di tale stile di vita e delle antiche attività? è possibile una loro continuazione? Interrogativi problematici ai quali cercheremo di dare risposta.

Nausica Strever


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