
Incontro stamane presso la Sala del Gonfalone del comune di Vasto con l’antropologo culturale Antonio Arantes, professore emerito dell’Università di San Paolo del Brasile e importante membro del Board Unesco-Parigi, accolto dal presidente del Consiglio comunale Giuseppe Forte, anche in qualità di coordinatore regionale dei presidenti dei Consigli comunali d’Abruzzo e rappresentante della Provincia di Chieti, e dalla professoressa Lia Giancristofaro dell’Università “D’Annunzio” di Chieti.
Grande soddisfazione è stata espressa dalla professoressa Giancristofaro per l’adesione del comune di Vasto a un progetto ambizioso di valorizzazione del territorio attraverso “quegli elementi di forza delle nostre tradizioni da guardare non con spirito campanilistico fine a se stesso, ma ben sapendo che possono essere motivo di interesse per le altre comunità. Vasto può essere il centro ispiratore di questo nuovo approccio culturale”.
“Occorrono profonde riflessioni sull’identità e un forte lavoro di rete – ha poi spiegato la professoressa Giancristofaro – riuscendo così a dare una visione di insieme della nostra offerta etnologica”.
Al centro di “un lavoro già in larga parte compiuto”, solo da divulgare e ‘sfruttare’, quindi, l’immenso patrimonio culturale e umano presente nel territorio.
“Quando la gente viaggia, cambia luogo in cui vivere – ha infatti spiegato il professor Arantes, in Abruzzo anche per una questione affettiva, essendo sua nonna di Lanciano – ciò che porta con sé è il bagaglio intangibile dei valori e della cultura con cui è cresciuto. Salvaguardare e valorizzare questo enorme patrimonio aiuta anche lo sviluppo di un turismo innovativo. Economia e sentimenti, economia e il cosiddetto artigianato dell’immateriale solo legati tra loro; d’altra parte non c’è attività umana che non sia legata anche all’espressione di sentimenti e di valori ‘intangibili'”.
Un nuovo modo di valorizzare il territorio e le sue tradizioni “la cui esposizione, però – conclude il professor Antares – deve essere controllata per evitare possibili banalizzazioni”.
Natalfrancesco Litterio