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La morte del gabbiano

Ingroia_costantiniÈ stata una fase dura quella che ha portato a seppellire i sogni di chi per anni ha cavalcato le onde solcate dal gabbiano color arcobaleno dell’Italia dei Valori, ma una fase che non poteva avere un esito diverso da quello disegnato in questi momenti. Il vero inizio non è stato il servizio di Report sull’ambigua gestione delle risorse del partito e le presunte ricchezze immobiliari accumulate dal leader dell’IdV, Antonio Di Pietro, così come non è stata la sconfitta, pesante, dei candidati “prestati” a Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. La piaga che ha dilaniato il movimento si chiama consapevolezza, quella dei cittadini che di fronte alle continue distorsioni della giustizia hanno compreso che non è certo in un partito giustizialista che si trova la panacea di tutti i mali. E poi, gli scandali della Regione Lazio, che hanno visto implicati anche esponenti di lignaggio dei dipietristi, non hanno certo favorito un sentimento benevolo nei confronti di quell’IdV che aveva sempre avocato a sé l’onere di essere l’unico partito fondato sulla legalità, anzi, esattamente il contrario. E non si può dimenticare la consapevolezza degli iscritti e dei simpatizzanti sempre più intolleranti dinanzi ad un’oligarchia partitica autoreferenziale in cui Di Pietro, Mura ed i fedelissimi facevano da padri e padroni noncuranti del malessere della base, della necessità di dirimere le questioni intestine. Non dobbiamo andare lontano per ricordare i continui diverbi senza esclusione di colpi interni all’IdV vastese tra l’allora coordinatore cittadino del partito Alfredo Bontempo ed i consiglieri Corrado Sabatini ed Eliana Menna e tra tutti loro ed i referenti regionali, Mascitelli e Costantini in primis, sempre troppo lontani dalla realtà e dalla concretezza delle problematiche che pian piano stavano togliendo le penne alle ali del gabbiano. Il tentativo di provare a sostituire il pennuto marino con una fenice che rinascesse dalle proprie ceneri, ovvero l’adesione al movimento di Ingroia, più che sortire l’effetto sperato ha contribuito ad impoverire le fila tant’è che anche nella nostra città Antonio Spadaccini, assessore comunale, ed Elio Baccalà, capogruppo in Consiglio, decidevano di abbandonare lo stormo valoriano per planare nel gruppo misto, lasciandosi così alle spalle la rotta verso il caos.

Dinanzi ad una situazione ormai al collasso proprio Carlo Costantini aveva cercato di tentare di salvare il salvabile chiedendo a tutti i dirigenti nazionali di dimettersi e sostenendo la necessità di andare presto ad un congresso nazionale per dare nuovo impulso all’attività del partito: un tentativo fallito. Ieri, infatti, lo stesso Costantini ha dato l’estrema unzione ad un gabbiano stremato recitando il de profundis del partito: “L’Italia dei Valori è un’esperienza politica conclusa. Nascerà una nuova proposta”. L’amarezza del consigliere abruzzese è tutta chiusa in un ultimo garrito “è una sonora bocciatura di una linea politica che negli ultimi anni ci ha condotto in spazi molto lontani dalla formazione politico-culturale di molti di noi

Il candidato governatore per il centrosinistra alle ultime elezioni regionali parla della inefficacia anche di un congresso anticipato ponendo l’accento sull’allontanamento proprio della gente dal progetto IdV, un Congresso allargato che comunque si celebrerà il 6 aprile prossimo venturo con l’obiettivo dichiarato di “promuovere la nascita di una nuova proposta politica ispirata alla famiglia europea alla quale apparteniamo da sempre, quella dei Liberali e Democratici per l’Europa, della quale ricordo che il nostro portavoce nazionale, Leoluca Orlando, è vice presidente in carica”.

A seguire una fase delicata da demandare ad una nuova Assemblea costituente che traghetti il vecchio progetto in uno nuovo definendone struttura, modello organizzativo ed organismi. Il 12 maggio, poi, le primarie che sanciranno la nuova leadership.

Queste le tappe che Costantini ha segnato sul suo calendario, un Costantini, però, che dovrà tentare di ritrovare partner ed entusiasmo anche nel vastese, dove, dopo la diaspora di questi mesi che hanno visto anche il disorientamento in volo di Paolo Palomba, finito prima in API, poi candidato in Centro Democratico ed oggi ufficialmente espulso dal partito di Rutelli, può contare su un solo rappresentate di spicco, ovvero il consigliere provinciale Eliana Menna, tra l’altro cofondatrice insieme a Sabatini del 2° circolo cittadino dei dipietristi vastesi proprio un anno fa, e che certamente avrà il suo da riflettere e da ridire dopo la decisione assunta dalla classe dirigente di quel che restava del suo partito.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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