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“La zona industriale va spostata”, ma gli imprenditori dicono di no

Clima infuocato nella zona industriale di Punta Penna e non solo per colpa di Caronte e dell’anticiclone africano. A scaldare gli animi è il PTCP, il Piano territoriale di coordinamento provinciale presentato venerdì scorso dalla Provincia che disciplina la gestione. La vocazione delle aree provinciali al paragrafo in cui tratta di aree naturalistiche e industriali prevede l’arretramento della zona industriale di Punta Penna. La zona individuata per le attività industriali è contrada Pagliarelli un’area che al momento non ha i servizi necessari alle industrie.

La cosa che ha provocato maggiore preoccupazione è che il piano non prevede una espansione o allargamento dell’area industriale.

 Ciò significa che tutte le fabbriche attualmente vicine alla Riserva di Punta Aderci dovrebbero traslocare?'”, chiedono il presidente e il direttore di AssoVasto, Alessandro Grassi e Giuseppe La Rana.A parte i costi abnormi sarebbe come tornare indietro di 20 anni. Sono necessari chiarimenti”.

Dello stesso avviso Confindustria. Gli industriali sono pronti a salire sulle barricate. Anche perchè la stessa Regione riconosce che Punta Penna, grazie anche al porto, sta vivendo un momento d’oro.

“Grazie alla Zes e al lavoro fatto dal commissario Mauro Miccio, piovono richieste di insediamenti a Punta Penna”, conferma l’AssoVasto ricordando che il gruppo industriale Arvedi ha investito milioni per il recupero del fabbricato occupato dalla ex Sider Vasto. La logistica è in crescita. Una importante azienda di Arcore è interessata a Punta Penna e la società di autotrasporti Cianciosi si è appena insediata a Vasto.

“Quanto previsto dal Piano territoriale di coordinamento provinciale è in contrasto con quanto fatto negli ultimi mesi dalla Regione e può rivelarsi fortemente dannoso per l’economia del territorio”, tuonano gli industriali che hanno tempo fino al 24 luglio per presentare le osservazioni e le controdeduzioni.

Piuttosto scettiche anche altre associazioni professionali del territorio. Boccia il piano anche l’ingegnere Edmondo Laudazi (Il nuovo Faro) definendolo ” …un prolisso elaborato, predisposto senza valutazione critica preliminare di tutto ciò che è accaduto nella provincia con la gestione del PTCP già vigente da circa 20 anni e del perché è necessario procedere ad una sua urgente revisione. E’ una proposta di Piano di Coordinamento che non dice nulla di nuovo sulle materie di stretta competenza provinciale (viabilità, istruzione, salvaguardia ambientale delegata, piani delle attività produttive, etc), ma che invece si limita a far scattare solo una normativa di salvaguardia edilizia, che blocca tutta la pianificazione esistente e di progetto introducendo il ricorso ad un ulteriore passaggio di nebulosa “coerenza”, a valere anche sulle pratiche già “conformi” agli strumenti urbanistici vigenti”.

Paola Calvano

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