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Il Vangelo della Domenica: Pentecoste 28 maggio

Pentecoste – Anno A

Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,19-23).

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

Il modo in cui si parla del dono dello Spirito nel Nuovo Testamento, può essere detto così: ricevere un nuovo modo di pensare, di vedere le cose. Per usare il linguaggio informatico, la discesa dello Spirito è come l’istallazione di un nuovo softwareche potenzia le capacità di un computer. Se nel racconto di Luca questo evento avviene cinquanta giorni dopo Pasqua, cioè a Pentecoste, che per gli ebrei è la festa che ricorda la rivelazione dei comandamenti a Mosè sul Sinai, nel vangelo di Giovanni ciò avviene il giorno stesso della risurrezione per dire che con quell’evento è iniziata una vita nuova. I discepoli fino a quel momento avevano visto Gesù come un maestro da seguire, forse come un messia da sostenere nella lotta per conquistare il potere; ma questo modo di vedere Gesù, aveva portato allo smarrimento, alla delusione e alla paura di fronte a coloro che erano ritenuti i vincitori, cioè i potenti di questo mondo. Con il dono dello Spirito Gesù apre loro gli occhi, permette di vedere la storia in modo nuovo e, ciò che sembrava una sconfitta, si rivelava come una vittoria. Di questo i discepoli sono resi testimoni: non della conquista violenta del mondo, ma della testimonianza del perdono. Anzi, qualora i seguaci di Gesù continuassero a pensare di conquistare il mondo per imporre il loro pensiero unico, non si potrebbe sperimentare l’amore di Dio che si manifesta nel perdono che diventa nuova creazione. Se in epoca cristiana ci sono ancora guerre sanguinose, spesso anche con la partecipazione attiva dei cristiani stessi, è perché non si è dato seguito al mandato ricevuto da Gesù Cristo che ha donato lo Spirito non come strumento per piegare la volontà altrui ma come strumento di liberazione da ogni forma di oppressione che deriva dal vero peccato umano: la volontà di dominare sui propri simili.

Don Michele Tartaglia

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