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Chieti, in 12mila alla Processione del Venerdì Santo. Si punta all’Unesco

Oltre 12.000 persone hanno preso parte venerdì sera a Chieti alla tradizionale processione del venerdì santo per la quale è stata applicata la direttiva Gabrielli, che prevedeva un afflusso massimo di 14.000 spettatori, e intanto va avanti il cammino già avviato per ottenere il riconoscimento da parte dell’Unesco della processione stessa come patrimonio dell’umanità.

Ieri il sindaco Diego Ferrara ha ringraziato le forze dell’ordine, le associazioni di protezione civile, i volontari, i sanitari del 118 “che con ammirevole senso del dovere e grande competenza hanno reso possibile vivere in totale sicurezza uno dei momenti di più alta spiritualità e identità qual è la processione del Venerdì Santo a Chieti”.

E ancora il prefetto Armando Forgione e il questore Annino Gargano “che non mi hanno fatto mancare la loro vicinanza in questi giorni non facili di organizzazione dell’evento”, l’arcivescovo Bruno Forte “che ha sempre parole buone e incoraggianti che ci confortano sulla strada del perseguimento del bene comune” ha detto ancora Ferrara.

“Una lode incondizionata a tutti coloro, arciconfraternite, musici, coristi, che con la loro bravura continuano a farci sentire i ‘brividi sulla pelle’ al loro passaggio cantando il Miserere di Selecchy. Un grazie ai miei concittadini – ha aggiunto il sindaco – e a tutti i commercianti che hanno dovuto patire qualche disagio per motivi logistici e organizzativi, nella speranza che il dialogo e la collaborazione con l’Amministrazione rimanga sempre fertile. Tutto ha funzionato anche perché la città ha risposto nel migliore dei modi”.

Quanto alla “pratica Unesco” “non è un percorso facile – ha detto il vice sindaco e assessore alla Cultura, Paolo De CesareC’è bisogno di un rigido iter, ma siamo fiduciosi di poter toccare questo orizzonte, capace di dare al rito, che si ripete da secoli in città e potrebbe essere fra i più antichi d’Italia, con l’origine che risalirebbe all’842, il riconoscimento che merita. La nostra appartenenza, così fusa nella storia, nella cultura di Chieti e nelle testimonianze religiose, ha un valore grande su cui vogliamo puntare, perché tanta bellezza è un motore anche economico”.

Fonte Ansa

 

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