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In terapia intensiva non muoiono i vaccinati: analisi della Asl02 su varianti e ricoveri

Il contagio da variante Omicron non è sempre paragonabile a un raffreddore perché si può finire ugualmente in terapia intensiva. Ma il vaccino protegge dall’esito fatale della malattia. E’ un risultato in chiaroscuro quello che emerge da un’analisi condotta sui propri ricoverati dalla Rianimazione dell’ospedale di Chieti, che ha fotografato la situazione in un periodo di maggior affollamento del reparto, approdando a una notizia buona e una cattiva.

I dati analizzati sono riferiti al periodo tra fine dicembre 2021 e gennaio 2022, quando sono finiti in Rianimazione complessivamente 27 pazienti: di questi 18 presentavano la variante Delta e nove la Omicron. I numeri, dunque, parlano chiaro e non sono affatto rassicuranti perché dimostrano che il rischio di esiti gravi della malattia resta alto anche in caso di contagio con la variante spesso ritenuta, a torto, meno pericolosa. Ma sempre dalla Rianimazione una rassicurazione invece arriva e porta a una conclusione: non muoiono le persone che hanno concluso il ciclo vaccinale. Guardando ai ricoverati nella stessa data, il 66% non era vaccinato, la restante parte invece sì. Inoltre dei 18 contagiati dalla Delta, undici non erano vaccinati e sette vaccinati; mentre dei nove con la variante Omicron, sette non erano vaccinati e due sì. Il dato più rilevante è che sono deceduti 13 malati dei 27 ricoverati, di cui otto con Delta e cinque con Omicron. Non fa differenza dunque il tipo di variante perché, come dimostrano i numeri, possono avere un esito fatale entrambe, ma il vaccino la fa eccome: nessun deceduto si è registrato tra i malati che erano vaccinati.

«E’ un dato confortante e di grande rilievo – ha sottolineato il direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael – che acquista ancora più forza se guardiamo ai decessi registrati in tutti i nostri reparti Covid-19: in totale sono stati 21 tra Malattie infettive, Pneumologia e Medicina, oltre alla stessa Rianimazione, e tutti non vaccinati. Anche la nostra esperienza dunque conferma l’importanza del vaccino, che preserva dalle conseguenze più gravi e anche fatali dell’infezione. Ecco perché dobbiamo ancora insistere nel completamento della campagna vaccinale».

 

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