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Antico acquedotto, il recupero è difficile

“Non siamo riusciti a raggiungere il risultato, cioè guardare oltre l’ostacolo che chiude l’ultimo pozzetto ispezionabile”. Davide Aquilano,  presidente della sezione Italia Nostra del Vastese, fa il punto dopo il tentativo messo in atto di esplorare alcuni punti dell’acquedotto delle Luci con l’ausilio delle moderne tecnologie.

L’obiettivo era quello di aggirare i muretti che si sono formati in seguito ai crolli strutturali,  con una telecamera periscopica di ultimissima generazione. L’Acquedotto delle Luci fu costruito tra il I ed il II secolo d.c. a servizio della città romana di Histonium, la moderna Vasto. Questa importante opera idraulica ha alimentato fino al 1926 la città moderna ed è stata poi progressivamente abbandonata. L’obiettivo di Italia Nostra è ripristinarlo non solo per poter attingere quantitativi di acqua per uso non potabile (il che non guasta in tempi di crisi idrica), ma anche  per evitare che il prezioso liquido si disperda nel terreno aggravando il dissesto idrogeologico.

“Siamo ad un punto fermo”, tira le somme Aquilano, “ neanche con le nuove tecnologie siamo riusciti ad andare avanti. Quindi l’unica possibilità è quella di demolire il muro, oppure continuare le indagini più avanti, ma in maniera piuttosto costosa. Purtroppo questa è la situazione. Abbiamo altri punti da ispezionare molto importanti: uno è la fontanella sotto la villa che secondo la tradizione è alimentata dall’acquedotto delle Luci. Poi andremo nella zona di San Michele per guardare oltre gli ostacoli che sono stati frapposti dagli uomini: muri, muretti, crolli di strutture compatibili con la vetustà dell’acquedotto le cui condizioni sono comunque ottime. Purtroppo si va avanti per tentativi, nonostante l’impiego di una strumentazione costosissima e assolutamente all’avanguardia”.

La telecamera periscopica ha ispezionato la fontanella sotto la villa comunale.

“Siamo a 50 metri da via Tre Segni interessata da un importante dissesto idrogeologico”, aggiunge Aquilano, “significa che se non riusciamo a capire qual è l’effettiva causa di questo dissesto  continueremo a buttare soldi per fare opere invasive, distruttive,  inutili e anche brutte perché rovinano il paesaggio. Speriamo che l’amministrazione si impegni finanziariamente a portare avanti un discorso di mappatura e di studio dell’acquedotto”.             

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

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