Il diritto ad essere curati nel rispetto della privacy. E’ quanto chiedono in un accorato appello al direttore generale della Asl , Thomas Schael e all’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, i dializzati in cura al San Pio. I pazienti lamentano l’assenza di apparecchiature idonee alle cure. Una fra tutte , l’emogas, ecografo richiesto già due anni fa dall’associazione Aned.
” La risposta è sempre la stessa, non ci sono soldi”, scrivono i pazienti.” Ma salvare una vita non conta di più?”. I dializzati tornano poi a parlare dei parcheggi esterni all’ospedale. Nonostante i cartelli di divieto e una sbarra all’ingresso, i dializzati trovano sempre i posti auto occupati. ” E’ capitato che qualche paziente sia stato costretto a saltare la seduta non potendo parcheggiare. Questo non è giusto , Altro grosso problema”, raccontano i dializzati ” la totale assenza di privacy. C’è un via vai di pazienti dell’ambulatorio ,passano lungo il corridoio dove ci sono i pazienti in dialisi nonostante Nefrologia sia un reparto sub-intensivo e quindi il passaggio dovrebbe essere limitato “. Qualche utente in dialisi è costretto a subire la curiosità morbosa degli estranei.
” Ci avevano promesso degli ambulatori, ma non è successo nulla”. Gli utenti in cura al San Pio chiedono al direttore Schael di visitare il reparto per verificare da solo che le condizioni di cura sono assolutamente precarie e mortificanti. ” Contiamo sulla sua sensibilità e correttezza “, concludono i dializzati.
Paola Calvano (Il Centro)