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Gioco d’azzardo, con le puntate si creerebbero 275 nuovi negozi

Un volume di affari medio di circa 200mila euro l’anno, con la creazione di 275 esercizi commerciali ed artigianali che, oltre a generare un indotto sulle altre aziende del territorio,  creerebbero nuovi posti di lavoro. E’ lo scenario ipotizzato da un gruppo di commercialisti   facenti capo all’associazione “Torna il sorriso”, che ha analizzato l’impatto socio-economico del gioco di azzardo patologico nei comuni di Vasto e San Salvo. Elena Colantonio, Gianrocco Di Bussolo, Fabio Fabrizio, Nicola Petta e Giuseppe Schiavo,  che ha coordinato la ricerca,  hanno puntato la loro attenzione sul costo sociale della dipendenza legata al gioco d’azzardo ed elaborato una ipotesi incentrata sulla riduzione del 50% degli importi giocati e al riutilizzo della somma in beni e servizi reali. Una sorta di “piano Marshall” finanziato dalla prevenzione e dalla mitigazione del gioco, una vera e propria dipendenza che ha un costo sociale altissimo per i singoli individui, le famiglie e lo Stato, con una perdita complessiva di benessere economico e sociale.

“I cittadini di Vasto e San Salvo hanno speso nel 2017 1.771,36 euro pro-capite per complessivi 108.651.967 euro”, spiegano i commercialisti, “è un dato che pone le due città tra le prime in Italia per il gioco d’azzardo. Riducendo del 50% il volume di gioco verrebbero liberati 55 milioni di euro da poter impiegare per l’acquisto di beni di consumo e servizi reali sui territori comunali. In questo modo viene ipotizzato un volume di affari medio di circa 200mila euro l’anno. Si verrebbero a creare in media circa 275 nuovi  esercizi commerciali o artigianali, pari a 825 nuovi posti di lavoro. Considerando uno stipendio netto medio mensile di 1.500 euro verrebbero immessi sui territori mediamente 1.237.500 l’anno. Lo Stato solo per l’Iva incasserebbe in astratto 9.918.032 euro, mentre l’Inps potrebbe introitare per i contributi previdenziali 1.200.000 euro. Considerando che circa l’80% delle nuove attività imprenditoriali potrebbe prendere in locazione un immobile , 220 aziende potrebbero pagare annualmente ed in media canoni di locazione  pari a 330mila euro”.

Lo studio, rivolto soprattutto agli amministratori pubblici e a chi rilascia le licenze di apertura dei punti di accesso al gioco d’azzardo, si conclude con alcune proposte operative.

“Bisogna disciplinare questo settore”, annotano i cinque commercialista,  “limitando la presenza di queste attività e agganciandola alla popolazione, cioè un punto ogni 4mila abitanti, invece sui territori in esame (cioè Vasto e San Salvo ndc), se ne contano circa 60. Bisognerebbe inoltre limitare gli orari di apertura, rispettare i luoghi sensibili (scuole, chiese, centri di aggregazione), e soprattutto effettuare i controlli da parte dei minorenni ai punti di accesso al gioco d’azzardo, in particolare il calcio scommesse”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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