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Niente uso improprio della 104. Infermiera riassunta dal giudice

Era stata licenziata con l’accusa di aver utilizzato in maniera  impropria i permessi della legge 104, ma il giudice del lavoro l’ha reintegrata ritenendo che le contestazioni mosse “non integrino una inadempienza tale da giustificare il venir meno del rapporto fiduciario con il datore di lavoro”. Porta la firma del giudice del Tribunale di Vasto, Prisca Picalarga la sentenza che dichiara illegittimo il licenziamento di una dipendente dell’Istituto di Riabilitazione San Francesco D’Assisi e condanna la Fondazione Padre Alberto Mileno al pagamento di una indennità risarcitoria commisurata a dieci mensilità dell’ultima retribuzione, oltre al versamento dei contributi previdenziali,  degli interessi legali e della rivalutazione monetaria.

E’, in ordine cronologico, la seconda pronuncia a favore di una lavoratrice della sanità privata (la prima è stata in seguito appellata dalla direzione della Clinica), su una materia, quella dei permessi della legge 104, che continua a far discutere. Anche in questo caso la dipendente, una infermiera professionale, era stata pedinata da due investigatori privati ingaggiati dalla direzione dell’Istituto , i quali, in alcuni casi, avevano sorpreso la dipendente a fare acquisti nei mercatini. Su questo punto il giudice del lavoro è stato perentorio.

“Non può non osservarsi”, scrive la dottoressa Picalarga in un passaggio della sentenza, “che, alla luce della istruttoria espletata, nei diversi episodi contestati, la ricorrente (cioè la lavoratrice, ndc) ha certamente svolto l’attività di assistenza in senso ampio”.

La dipendente, assistita dall’avvocato Michele Sonnini, era stata licenziata il 5 ottobre 2017 “per giusta causa”, dopo aver ricevuto una lettera di contestazione disciplinare sulla scorta delle relazioni rimesse dall’agenzia investigativa. Secondo la direzione del San Francesco – rappresentata dall’avvocato Carmine Di Risio –  l’infermiera professionale avrebbe utilizzato i permessi 104 concessi per assistere la madre disabile in maniera impropria, dedicandosi ad altre attività documentate dagli investigatori, i cui report sono stati confutati attraverso prove testimoniali.

La sentenza, 15 pagine in tutto, ripercorre tutte le contestazioni e, facendo riferimento all’ampia giurisprudenza in materia, giunge alla conclusione che il licenziamento comminato è illegittimo e che la dipendente deve essere reintegrata nel posto di lavoro. Soddisfatti i sindacati.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

 

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