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Vasto, i campi cancellano le dune in spiaggia

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Spunta un campo di beach volley nel tratto di litorale dove circa una settimana fa è entrata in azione una ruspa che ha danneggiato un fronte dunale di circa 200 metri. Rete e pali zingati sono stati installati in questi giorni nell’area demaniale antistante una struttura alberghiera, la stessa che ha commissionato ad una ditta specializzata in movimento terra i lavori di livellamento e di risistemazione delle passerelle.

Interventi che, stando all’autorizzazione rilasciata dal dirigente del Servizio Parchi, Riserve e Demanio del Comune, architetto Michele D’Annunzio, avrebbero dovuto essere eseguiti in accordo e sotto la supervisione del personale incaricato dalla gestione della Riserva Marina di Vasto, proprio per evitare danneggiamenti alle dune e al sito di interesse comunitario (Sic). Pensare ora che quei  lavori di livellamento e di risistemazione delle passerelle, che hanno distrutto un ampio fronte dunale, fossero finalizzati alla realizzazione del campo di beach volley non è affatto peregrino. Tra l’altro la struttura ricettiva che ha commissionato gli interventi è la stessa che negli anni passati ha allestito un campetto nel bel mezzo della vegetazione retrodunale oggetto di denunce penali per “occupazione abusiva di demanio” e di ordinanze di sgombero emesse dal Comune in seguito ai sopralluoghi compiuti dall’ufficio circondariale marittimo.

Cittadini e volontari sono sul piede di guerra e tornano ad invocare controlli più rigorosi da parte della gestione della Riserva affidata due anni fa, a titolo gratuito, a tre associazioni: Legambiente, Wwf e Istituto per le aree protette. Tra l’altro proprio in questi giorni lungo la pista ciclabile di Vasto Marina, che costeggia il sito di interesse comunitario (Sic), è stato effettuato da parte di privati e in corrispondenza di strutture ricettive il taglio a raso della vegetazione retrodunale, in maniera non conforme a quanto prevede il disciplinare in vigore.

“Si continua ad intervenire in un’area protetta come se fosse un giardino privato”, annota Marco Cannarsa, comandante provinciale delle guardie ecologiche ambientali (Geav), “mi sono consultato con botanici e  naturalisti e mi hanno spiegato che il taglio a raso della vegetazione, fatto tra l’altro con una falciatrice meccanica, non può essere selettivo e come tale non può essere inquadrato in operazioni di ripristino ambientale. Gli interventi effettuati sembrano denotare una mancata assistenza da parte del personale della Riserva”.

Al momento sono i residenti e i volontari che vigilano su quell’area, oggetto nel tempo di pesanti manomissioni ambientali. Lo scorso mese di marzo la polizia municipale ha denunciato alla Procura il titolare di un’attività turistica che ha provveduto ad asportare, con l’ausilio di un mezzo meccanico, circa 700 metri di essenze botaniche e di specie autoctone, lasciando miracolosamente incolumi solo alcuni cespugli di  “Cannuccia di Ravenna”. In quel caso ad allertare i vigili urbani era stata proprio la segnalazione di un cittadino. I controlli effettuati hanno accertato il danno ambientale.

Anna Bontempo (Il Centro)

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