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Finti matrimoni, ora in 28 rischiano il processo

“Fake Mariage”. Gli imputati sono ventotto, altrettanti i difensori. Centinaia le famiglie che aspettano l’epilogo di una vicenda che aveva varcato i confini regionali: matrimoni all’apparenza regolari, celebrati a Santo Domingo con tutti i crismi dell’ufficialità. Peccato che le spose, una volta arrivate in Italia, lasciavano i mariti. Ma questi non erano vittime. Chi si prestava ad andare in Sud America per sposare queste donne non cadeva in un raggiro d’amore. Affrontava il viaggio perché pagato dall’organizzazione che gestiva finti matrimoni per far ottenere alle donne caraibiche la cittadinanza italiana.

I presunti organizzatori della rete ogg compariranno davanti al gip Italo Radoccia. Il giudice dovrà valutare 28 richieste di rinvio a giudizio presentate dal sostituto procuratore Gabriella De Lucia a conclusione delle indagini sull’operazione “Fake Mariage”.

Gli indagati sono: Ramona Munoz Payano, Gianfranco Gianserra, Sorangel Ortega Munoz, Renato Luigi Trofino, Gaetano Galizia, Duilio Di Vito, Nicolino Di Guglielmo, Yenni Cuello Munoz, Maria Munoz Payano, Daniela Di Stefano, Irmenia Urena Mendez, Pellegrino Gianquitto, Francesco Bonito, Maria Nunez Polanco, Giancarlo Braggio, Maria Cecilia De La Cruz, Mirian Nunez Polanco, Massimo Laporese, Sergio Piccirilli, Santa Garcia, Ottavio Racciatti, Santa Angustia Herrera Montero, Antonio Caserio, Carmine D’Aurizio, Faustina Munoz De La Cruz, Compreso Romero, Franco Di Brino, Gabriele Bortolamai.

Per lo più sono assistiti dagli avvocati Giovanni e Antonello Cerella, Marco Martini, Nicola Chieffo ,Emilia Cibelli e Antonio Boschetti.

Secondo l’accusa, la Munoz, 56 anni, e la Ortega, 30 anni, avrebbero reclutato le finte spose. Due italiani sarebbero stati il punto di riferimento sul territorio: Gianserra, 74 anni, di Vasto, e Trofino, 51 anni, di Roccaspinalveti. L’operazione venne condotta dai carabinieri della compagnia di Vasto e delle stazioni di Roccaspinalveti e San Buono. Il blitz, scattato a febbraio 2016, portò all’arresto di cinque persone e a decine di denunce. I protagonisti della presunta organizzazione criminale, che combinava matrimoni tra cittadini italiani e donne di nazionalità dominicana, devono rispondere di concorso nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della permanenza illegale di stranieri sul territorio nazionale.

Lo scopo dell’organizzazione era far ottenere permessi di soggiorno. I matrimoni non venivano consumati. Il meccanismo era semplice: madre e figlia, entrambe dominicane, ingaggiavano falsi mariti in Italia, in particolare in Abruzzo. Questi, dietro il pagamento di una somma di denaro, prendevano un aereo per Santo Domingo dove si celebravano le nozze. Una volta in Italia le donne convivevano con i nuovi mariti fino a che non ottenevano la cittadinanza. Poi scomparivano. Nel dossier dei carabinieri è specificato che ogni sposo guadagnava fino a diecimila euro. Quindici le false nozze scoperte.

Paola Calvano (Il Centro)

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