Sarà stato merito dei due interlocutori, Luigi Iannone e Davide D’Alessandro, sarà stato merito dello stesso Prezzolini, l’ultimo incontro del Festival di Cultura, Filosofia e Politica dedicato a una rivisitazione della figura e dell’opera del grande intellettuale italiano è particolarmente riuscito.
Prima D’Alessandro, poi Iannone, poi insieme, hanno sviscerato nei meandri del libro “Giuseppe Prezzolini. Una voce contro il pensiero unico” per restituire il timbro inconfondibile di un uomo, si direbbe, d’altri tempi, di un centenario (nacque nel 1882, morì nel 1982) anarchico-conservatore, sempre con la schiena dritta, sempre lontano da ogni singola parte, sempre con l’occhio rivolto allo studio e la penna puntata verso la libertà del pensiero.
Ecco il Prezzolini animatore di celebri riviste, il Prezzolini giornalista, il Prezzolini autodidatta, il Prezzolini e il fascismo, il Prezzolini e l’antifascismo, il Prezzolini e l’America, il Prezzolini e la fede, il Prezzolini e la politica, il Prezzolini e Machiavelli. Tanto da dire, tanto da scoprire, tanto da apprendere, soprattutto tanto da leggere e da rimpiangere, poiché non sono tempi, quelli attuali, per far passare un messaggio così puro e così autentico.
L’anticonformismo non è una recita, è un costo, spesso salatissimo. Per pagarlo occorrono uomini che abbiano una tempra, nessuna fede e una grande fede, quella di essere aderenti a sé stessi, al proprio sentire, al proprio spirito. Ne nascono pochi di uomini così, non catalogabili perché liberi dentro, non assimilabili, non ricattabili. È stata una serata invitante non per replicare o imitare un modello, ma per comprendere che sugli scaffali delle librerie non ci sono soltanto libri inutili. Ci sono ancora perle. Basta scovarle, coglierle e trovarvi il nutrimento in grado di darci ristoro in tempi così tristi, così tristemente bui e vuoti.
