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Vasto, due temi sempre attuali


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Conosco una solo foto anteriore al 1956 in cui si osservano i devastanti effetti prodotti da un movimento franoso in quel di Vasto. Ed è quella realizzata in seguito alla frana dell’8 aprile 1919 avvenuta sulla Loggia Amblingh (seguita, nello stesso anno, da altre due meno violente il 29 aprile e il 21 dicembre) che qui pubblico. La loggia in questione – costruita dopo il 1709 – era proprio localizzata nelle prossimità di casa Rossetti tra gli attuali largo Piave e piazza Lupacchino. E che sarebbe crollata proprio in quella occasione insieme con l’abitazione natale dell’exsul immeritus, totalmente sventrata, di cui – come si vede – era rimasto in piedi il solo paramento murario occidentale (foto 1). Ciò che stupisce è che nessuno abbia preso in seria considerazione la pericolosità degli scoscendimenti di quest’area, ritenuti non assimilabili a quelli del Muro delle Lame. Eppure l’avvenuto drenaggio delle acque nel 1927 sottolinea la forte ruscellazione sotto la balconata (foto 2). L’attuale passeggiata panoramica altro non costituisce che il muro di contenimento – edificato otto anni più tardi, nel 1927 – che, in una foto dello stesso periodo, mostra ancora persistente il diroccamento di casa Rossetti (foto 3). Il rudere viene acquistato l’8 febbraio 1925 dal comitato presieduto da Gelsomino Zaccagnini (l’anno prima dell’inaugurazione del monumento a Gabriele), non senza la preventiva dichiarazione di monumento nazione con R.D. 17 aprile 1924, n.618. La donazione al Comune di Vasto sarà perfezionata nella primavera del 1929, qualche mese prima della morte dello stesso Zaccagnini.  

Con questa rapida sintesi intendo sottolineare due aspetti. Da un lato, l’instabile rapporto (mai sopito e ancora oggi persistente) tra edifici storici e movimenti franosi (l’ultimo il 24 gennaio 2015 con il crollo della cinta orientale del giardino d’Avalos [foto 4] oggi tornato alla ribalta). Dall’altro, la funzione storica delle collette pubbliche nella salvaguardia dei beni culturali. Di quest’ultima dovremmo sicuramente tornare a parlare.

Luigi Murolo

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