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Emergenza sociale, la violenza dei ragazzi nella società aperta

 Gli ultimi, drammatici episodi di violenza minorile hanno provocato un salto di qualità verso un fenomeno che ha superato i limiti della crudeltà. E’ emergenza sociale. Ne parliamo con il prof Guido Brunetti, un autore che da anni si occupa, tra l’altro, di devianza e di disadattamento minorile.

“Anzitutto– afferma Brunetti- occorre inquadrare il fenomeno nel contesto dei profondi, incalzanti mutamenti che si sono verificati negli ultimi decenni e che hanno contribuito all’emergere di nuovi fattori di rischio nella vita individuale e sociale. Il senso di insicurezza, l’aggressività e la violenza, la solitudine interiore, i social network, internet, il cyberbullismo sono tutti fenomeni che hanno un fortissimo impatto sull’esistenza, in quanto sono fattori di rischio nell’insorgenza di disturbi psichiatrici nell’età adolescenziale. Ricerche sul cervello e sul comportamento umano hanno mostrato che esperienze negative, avverse e stressanti hanno un potente effetto sui meccanismi cerebrali, sui sistemi neurali e sul corpo”.

In uno scritto del 1998 elaborato dal professor Giovanni Bollea, padre della neuropsichiatria infantile, e da lei veniva indicato per la prima volta in Italia che era in atto un subdolo, strisciante e progressivo processo di violentizzazione  a livello planetario.

   “Abbiamo voluto evidenziare- spiega il nostro interlocutore- che le conseguenze di questo fenomeno producono effetti negativi sullo sviluppo normale e patologico del bambino con gravi e irreversibili danni neurologici, educativi e morali. I quali modificano le funzioni cerebrali, il comportamento, lo sviluppo psicopatologico con il pericolo di malattie mentali e ritardi di crescita”.

C’è il problema dell’adolescenza.

“L’adolescenza rappresenta una delle fasi di sviluppo più complesse e difficili, in quanto attraversata da intricati e numerosi cambiamenti fisici, mentali, neuro anatomici, sessuali, cerebrali ed affettivi, e da una crescente incidenza di disturbi e vulnerabilità psico-emotivi. Fattori di rischio sono rappresentati da esperienze socio-familiari, rapporti interpersonali, maltrattamenti, esposizione allo stress, internet e altri mezzi di comunicazione, svantaggio sociale, bullismo. Tutte variabili, che concorrono ad accrescere l’insieme di sintomatologie psichiatriche.

Con quali manifestazioni?

In verità, l’uso dei social network, del cellulare, della rete hanno costituito un rilevante elemento di cambiamento sociale, culturale e psicologico; espresso nuove dipendenze patologiche e profonde modificazioni nei rapporti relazionali; modificato stili di vita, modi di sentire e di pensare, divenendo fonte di modelli negativi e patologici. Il loro uso eccessivo ha determinato un comportamento definito ‘Tech Abuse’, ovvero incapacità a relazionarsi al di fuori del mondo virtuale. Una condizione che ha dato luogo alla ‘nomofobia’, una sindrome da ‘disconnessione’, un disturbo psichiatrico caratterizzato da ansia, depressione, angoscia, nervosismo, disagio.

Bullismo e cyberbullismo. Che cosa sono?

In questo contesto- aggiunge Brunetti- si pone anche il crescente fenomeno del ‘bullismo’ diretto ad ottenere uno status dominante, attraverso atti di aggressione fisici e verbali, come offese, maldicenze, derisioni, minacce, aggressioni, calci, diffamazione, insulti.

   Una forma particolare di bullismo è il cyberbullismo, termine che indica ogni atto violento, aggressivo e intenzionale espresso da un individuo o da un gruppo di individui per danneggiare un’altra persona. I dati provenienti da molte ricerche scientifiche dimostrano una correlazione tra bullismo e disturbi psichiatrici, sintomi psicotici, allucinazioni, disturbi del pensiero, tentativi di suicidio, idee di morte o ideazione suicidaria.

    Lo sviluppo esponenziale dei social e della rete- rivelano ricerche di neuroscienze- conferma l’esistenza di una connessione tra il loro uso e l’insorgenza di patologie mentali, ansia sociale, isolamento interiore e isolamento sociale, percezione di sé, obesità, ipertensione, disturbi del sonno, impulsività, comportamenti aggressivi, paranoia. Insomma, un grave fattore di rischio per la salute fisica e mentale.

   Infine, continua l’invasione dei reality show, una tendenza inarrestabile e globale con programmi tra i più volgari, truci e violenti. Trivialità, allusioni, doppio senso, violenza. Un fenomeno trash”.

Ci sono altre cause, professor Brunetti?

   “Il fenomeno delle baby-gang cresce. Ragazzini che picchiano genitori. Genitori che picchiano insegnanti. Insegnanti stressati, demotivati e impauriti. Si invoca l’autorità, ma nessuno crede più all’autorità, perché è l’autorità per prima a ‘non credere’ più a se stessa.

    Nel corso degli anni, si è affermata una filosofia fondata su una pedagogia che proibisce di dare indicazioni e norme, di fornire la direzione e gli orientamenti per realizzare compiutamente la personalità del ragazzo. Gli adolescenti hanno così cominciato a contestare tutto e tutti, e ribellarsi ai genitori, agli insegnanti, all’autorità e alla società. Si sono sentiti liberi e indipendenti, guidati soltanto dalle loro pulsioni primitive e irrazionali e da una sorta di delirio di onnipotenza. Privi di consolidati valori e principi, oggi viviamo una profonda e drammatica crisi sociale e morale e spirituale. Una crisi che ha investito l’individuo e la società globale, la famiglia e la scuola. Un tempo erano gli alunni a temere i docenti. Oggi, sono i docenti a temere gli alunni di 12 anni e i loro genitori. Viviamo- come concorda uno dei più grandi poeti contemporanei, Andrea Zanzotto- una condizione che coincide con ‘una psicosi vera’. Oggi, c’è una emergenza umana. Una desertificazione individuale e collettiva”.

          Anna Gabriele

 

 

 

 

 

 

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