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Operaio precipita e muore a Vasto, prete a processo

emporio san paolo
14 settembre 2014. Domenico Mascilli, 64 anni, un pensionato volontario della parrocchia di San Paolo muore dopo una caduta dalla scala mentre presta la sua opera di volontario nell’emporio dei poveri della parrocchia di San Paolo. Per quella morte i giudici del tribunale di Vasto hanno disposto il rinvio a giudizio del parroco don Gianni Sciorra, oltre che del responsabile dell’impresa che stava realizzando i lavori, Mauro Barisano.
Il 18 gennaio 2018 gli imputati compariranno davanti al giudice Stefania Izzi. La vicenda a distanza di tre anni è ricordata ancora con tanta commozione da quanti hanno avuto modo di conoscere Domenico Mascilli e la sua grande generosità. Lo stesso don Gianni dopo l’accaduto apparve molto turbato e addolorato.
Il parroco difeso dagli avvocati Emidio Gustadisegni e Giuliano Milia è accusato di imperizia,  negligenza e imprudenza. ” In qualità di committente dei lavori inerenti la realizzazione dei nuovi loculi dell’Emporio della solidarietà si avvalse della manodopera non qualificata e senza alcuna formazione”. Mascilli quel giorno entrò nel cantiere per eseguire lavori di tinteggiatura e stuccatura.
A giudizio dei magistrati non venne informato sul pericolo che derivava dal lavoro sul soppalco con una attrezzatura non idonea. Dopo aver perso l’equilibrio Mascilli cadde e non essendoci protezione cadde a terra battendo la testa. Inutile il trasporto all’ospedale  di Teramo. La procura contesta inoltre agli imputati l’articolo 18: i committenti i lavori avrebbero omesso di sottoporre Mascilli alla visita medica al fine di accertare l’idoneità delle mansioni a lui affidate, omettendo di comunicargli i rischi che avrebbe corso. Per la famiglia quella disgrazia è stata un trauma che a distanza di 3 anni non è stato ancora superato. I familiari della vittima chiedono giustizia.
” Papà ci ha sempre detto che aiutare chi ha meno di noi ci rende più ricchi», raccontò subito dopo l’accaduto  Raffaella Mascilli, una dei tre figli di Domenico. «Mio padre era molto religioso. Insieme alla mamma cercavano di aiutare come potevano la parrocchia. Da ragazzo avrebbe voluto approfondire gli studi ma i tempi erano molto difficili. La sua gioia più grande è stata la nostra laurea e se avesse avuto il tempo aveva intenzione di aiutare anche qualche studente in difficoltà. Donare era la sua felicità. Per questo quando ci hanno detto che era clinicamente morto abbiamo fatto quello che lui avrebbe voluto: donare quello che restava, i suoi organi». Il genero Luigi Masciulli aggiunge.
« Mio suocero era una persona estremamente discreta che amava aiutare il prossimo senza farlo sapere. È stata una grande persona che merita giustizia».
Paola Calvano (il centro)
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