Banner Top
Banner Top

Art in the Dunes, ecco il calendario e gli artisti

E’ stata inaugurata ieri pomeriggio nella splendida cornice della Riserva di Punta Aderci la VII edizione di “Art in the dunes”. Oltre alle otto installazioni temporanee di land art, dove farà da protagonista la filosofia greca ed italica, si alterneranno anche momenti culturali come performance, momenti musicali, presentazione di libri e degustazioni di vini della Cantina San Michele. L’intento di quest’anno è duplice. Da una parte promuovere il talento artistico dei partecipanti, rendendoli protagonisti di un’esperienza unica e, dall’altra, esaltare la bellezza di questo ecosistema fragile e meraviglioso, valorizzando la simbiosi che si viene a creare tra opera umana e ambiente e aggiungendo un modo diverso di vivere e guardare questo spazio: uno sguardo, cioè, culturale oltre che ambientalista.

Le otto grandi installazioni realizzate dagli artisti Lia Cavo, Davide Cruciata, Natalia D’Avena con Stefano Ricciuti, Massimo Desiato, Vanni Macchiagodena, Michele Montanaro, Marco Rodomonti e Debora Vinciguerra verteranno sul tema dell’arché, l’origine delle cose, ovvero il principio primo di ogni cosa, sul quale si interrogarono i primi filosofi greci e italici, da Talete di Mileto ad Aristotele. Ad ogni artista è stato affidato un filosofo e la sua visione di arché, affinché lo interpretasse con il linguaggio dell’arte contemporanea e lo attualizzasse.

Ieri, dopo l’inagurazione della mostra accompagnata dalla degustazione di vini della cantina San Michele, si è assistito alla performace di Giovanna Lacedra con “Come il mare in un bicchiere” con la partecipazione di Michele Montanaro. Giovanna Lacedra nasce a Venosa (PZ) nel 1977. Studia Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Attualmente vive a Milano, dove lavora come artista visiva, performer, autrice e docente di storia dell’arte presso un liceo scientifico. La sua ricerca in ambito performativo è incentrata sui temi della memoria, del trauma, della perdita e del ritrovamento di sé, sui meccanismi dell’introspezione e sulle dinamiche della relazione.

E’ seguita poi la Presentazione del del libro di poesie Fiore d’Oriente di Luca di Francescantonio. Fiore D’Oriente è una raccolta di poesie.
Si descrive la Passione ed è come lo sguardo di una persona che rimane nella pelle, come i fiori e il tempo che rimangono ancora intatti, come la bellezza che è assoluta e che non può essere cancellata. Ed è tutto quello che la Passione porta: i segni, i brividi, i sussulti e, anche, le ferite, senza trovare fine, perché la bellezza non ha mai fine. Mai. Ed è Passione che rimane ossessione e spirito. Che non chiede, ma a cui rispondi. Che ti fa guerriero e che rende uomo l’Uomo. Sotto ogni sole, sotto ogni tempesta.

La giornata si è conclusa con il concerto spettacolo del gruppo Sarabanda Postcomunista di Irida Gjergji Mero che ha visto Irida Gjergji Mero voce e viola, Giacomo Salario al pianoforte, Emanuele Di Teodoro al contrabbasso e Walter Caratelli alla batteria.

Questo il programma delle altre giornate:

Sabato 15 luglio:

19,00 Buffet a cura dell’associazione Fermenti e degustazione di vini della cantina San Michele

20,00 Todo lo que se extiende en el aire, performance di Gisela Fantacuzzi, Danzatrice, Performer, coreografa, ricercatrice, insegnante di movimento.

20,30 Presentazione del libro Fratini d’Italia, con l’autore Franco Sacchetti (Terra Nuova Edizioni)

21,30 Concerto dei Microcosmo, Domenico Mancini al violino e Marco Bassi al pianoforte

Sabato 22 luglio

19,00 Finissage con Buffet a cura del bar pasticceria Prestige e degustazione di vini della cantina San Michele

20,00 AK-NA / The Big Mother, performance di Manuel Koheler, ricercatrice indipendente, performer, autrice e artista visiva

20,30 Presentazione del libro di poesie Altre menzogne di Fabiola Murri (Carsa edizioni). Una raccolta poetica dove l’autrice fa dei suoi percorsi di vita una vera celebrazione all’amore. Le sue metamorfosi emotive la portano ad essere al contempo vittima e carnefice delle proprie ossessioni fino a spingerla sull’orlo di una follia silente tra labirinti di dubbi e colpe, estasi e trasfigurazioni, amori desiderati, non vissuti, assenze presenti, poiché…l’amore è una drammatica nostalgia su bocche fameliche ed anime sciolte…una lirica intima rivolta al proprio e altrui sentire diretta, concisa, densa di sfumature da assaporare a cuore aperto.

21,30 Concerto di chitarra acustica fingerstyle di Andrea Castelfranato, noto da anni per il suo virtuoso talento di mani e di cuore che si manifesta sulle corde e sul legno della sua compagna di viaggi e concerti, la chitarra. Il suo talento è un dono da ascoltare ma anche mostrare e condividere dal vivo, per emozionare il pubblico con un ricco repertorio di composizioni per chitarra acustica e classica.
Riconosciuto maestro internazionale della chitarra, Andrea è stilisticamente unico e si pone come modello di riferimento per allievi di tutto il mondo, grazie alla sua partecipazione ai più importanti festival di chitarra, ma soprattutto grazie al web. Tantissimi sono i video sparsi nella rete che mostrano ragazzi o bravi chitarristi alle prese con l’interpretazione delle musiche di Andrea Castelfranato. Da anni svolge concerti in tutta Europa e ha rappresentato l’Italia in diversi Festivals.

Questi gli artisti:

  • Debora Vinciguerra con l’opera “Contesa”. L’opera è composta da due staccionate lignee che rappresentano l’apertura del mare, crocevia di mondi diversi. Nella parte centrale si stende un cordolo in pietra con un nodo o una matassa che vuol rappresentare l’incontro tra il bianco e il nero, l’odio e l’amore, non in una dimensione dualistica ma bensì come forze originarie intrinseche nella natura stessa dell’essere umano. L’opera inoltre vuole portare alla riflessione sulla contrapposizione tra istinto e cultura che si consuma nell’uomo nel momento in cui decide di compiere una transumanza fisica tra la terra di origine e il luogo di approdo, in un viaggio spesso senza ritorno. Il muro trasparente che chiude la prospettiva simboleggia il mondo da esplorare, che accoglie o respinge, non come realtà fisica ma morale, che offusca il passaggio verso una cultura diversa. Ma, in fondo, il simile si riconosce solo mediante il suo simile, in una fusione di istinti e non di barriere culturali.
  • Debora Vinciguerra con l’opera “Parterre”. Anassimandro teorizza l’invisibile partendo dall’ osservazione del visibile. Il visibile ed il concreto. Il lavoro di un’artista è quello di materializzare in immagine un concetto. Riuscire a far visualizzare un’astrazione. Il mio tentativo è, però, anche quello di specchiare la teoria anassimandrea, di rivolgerla dentro l’individuo. Il pensiero, l’anima, intesa in senso quantistico, è Apeiron, l’illimitato da qui scaturiscono idee, concetti a cui tentiamo di dare forma. I vasi, in terracotta o cruda, sono contenitori, forme apparentemente vuote, che accolgono i pensieri, i quali possono crescere spontaneamente o in modo rigido, seguendo ferree regole; possono svettare oppure allargarsi uscendo fuori dal seminato; possono essere piccoli e semplici, in apparenza insignificanti ma ricchi. I pensieri possono non attecchire o, al contrario, essere invasivi, soffocanti. Talvolta riescono a spaccare ciò che li conteneva. L’anima è Apeiron.
  • Lia Cavo con l’opera “Pneuma”. L’opera è composta da un centinaio di testine umane raffiguranti il soffio e il respiro, avvitati a dei tondini di ferro dolce che saranno conficcati nella terra, creando una sorta di cespugli sparsi tra le dune. I tondini di 8 mm e di altezze varie, saranno direzionati in sensi diversi, crendo un gioco di movimento che con il vento oscillano. Le testine di 20×10 cm circa, di colore bianco, saranno fatti in serie a colaggio negli stampini creati da me in gomma siliconica. SINOSSI: Come l’anima nostra che è l’aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero. L’universo viene concepito come un gigantesco organismo vivente che respira l’aria in cui è immerso, e il respiro stesso è la sua vita e la sua anima. L’aria diviene un soffio vitale (pneuma) il principio vivificatore da cui originano tutte le cose ( Anassìmene ) L’elemento aria è simbolicamente associato al soffio. Rappresenta il mondo sottile intermedio fra cielo e terra e il ritmo binario tra l’espirazione e inspirazione rappresentano simbolicamente la produzione e il riassorbimento dell’universo, simbolo prurificatore.
  • Marco Rodomonti con l’opera “Organismo unico”. L’installazione è concepita come una forma fatta da mille riflessi, in cui ognuno possa cercare la propria sostanza, la propria individualità, il proprio mondo sensibile. Una forma unica, pulsante di vita. Giochi di luce e di riflessi per aiutare a sentirsi parte di infiniti frammenti, aggregazioni atomiche, come animali e piante, come l’aria. Guardando l’opera vorrei che i fruitori possano incontrare gli sguardi di altri e si sentano compenetrate gli uni con gli altri come all’interno di un infinito flusso di energia
  • Massimo Desiato con l’opera “131 luoghi”. L’installazione si sviluppa attraverso piccole depressioni nel terreno, in cui lo spettatore potrà immaginare di poter guardare tutti gli stati e le forme dell’acqua celati sotto i suoi piedi, riprendendo l’esempio di Talete da Mileto, che sosteneva come l’acqua sia l’elemento/alimento naturale di tutte le cose, di cui è permeata anche la terra stessa. L’idea è quella di seppellire una serie di vetromattoni con sfumature e lavorazioni differenti e coprirne i bordi con la sabbia, alcuni vetromattoni saranno disposti rispettando la formazione dell’orsa minore, scoperta attribuita al noto filosofo. La disposizione sarà visibile con una leggera fosforescenza per circa una mezzora dopo il tramonto o di notte se illuminata da fonti esterne. L’installazione da il seguito al progetto itinerante “131 luoghi” che dialoga con lo spettatore e gli chiede di soffermarsi a pensare ad un luogo dove sia stata prima di allora. L’installazione è accompagnata dalla frase: l’acqua come l’amore si infila tra i denti, si fa strada nel sangue, nelle ossa, sotto la pelle e alla fine esce da tutte le parti.
  • Michele Montanaro con l’opera “Flammae”. L’installazione consta di 10 specchi a forma di vesica piscis o mandorla mistica (il 10 nella numerologia simboleggia la perfezione come anche l’annullamento e quindi l’eterno ricominciare, indica il cambiamento, la mandorla invece, come frutto o come seme, è da sempre un simbolo di fertilità e il pesce, d’altronde, è anch’esso associato in molti casi ai culti della dea Madre), ritti come fuochi fatui o lingue fiammeggianti, sono scudi di invisibili guerrieri che riflettono ciò che si contrappone loro, il paesaggio circostante, che scivola fluidamente (tutto si trasforma e fluisce incessantemente e l’uomo, che è immerso nel divenire, non si riesce a bagnare due volte nella stessa acqua) con il movimento dello stesso osservatore che percorre la passerella. Tutti gli specchi sono rivolti verso occidente, per riflettere e catturare, infiammandosi, il tramonto.
  • Natalia D’Avena e Stefano Ricciuti con l’opera “Essenza e forma”. La parte installativa prevede un grande QRcode in legno da appoggiare sulle dune della riserva di Punta Penna, che rappresenta fisicamente la Materia, ma che rimanda alla parte più esplicativa dell’opera, le fotografie da inserire in un sito web, che con sottile ironia strizza l’occhio alla società contemporanea e che invita lo spettatore ad utilizzare uno smartphone per usufruire a pieno dell’opera, ma che in questo caso ha il valore reale del concetto di Privazione e del divenire, arrivando al piacevole finale del concetto di Forma. La Forma raggiunta è appunto il progetto fotografico, e si concentra sulle proprietà della sabbia della riserva. La realtà naturale dei granelli che nella loro molteplicità, la loro mutevolezza e imperfezione, saranno protagonisti dell’opera, come riescono a dar vita alla duna se trasportata dal vento e alla spiaggia se trasportata dalla corrente marina e dal moto ondoso, in continuo divenire.
  • Vanni Macchiagodena con l’opera “Semi”. Con quest’opera si intende evidenziare il concetto di Semi che per Anassagora altro non erano che particelle in numero infinito, identiche tra loro e divisibili. L’unione di questi Semi da origine alla materia. Sebbene Anassagora fosse lontano da una visione prettamente naturalistica del concetto di Seme l’artista ha collocato un albero al centro dell’installazione a voler evidenziare una manifestazione tangibile di vita dovuta al mescolarsi di questi Semi.
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.