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Lectio magistralis di Roberto Vecchioni ai Giovedì Rossettiani

L’amore, la serenità, la gioia ed il dolore, la famiglia e la scuola: solo alcuni dei temi che Roberto Vecchioni ha toccato nella sua lectio di ieri sera che ha chiuso il ciclo di incontri con i cantautori-scrittori dei Giovedì Rossettiani. Se le parole hanno ancora un senso, per Vecchioni fondano le nostre vite e costruiscono mondi visionari perché non si può parlare di ‘desiderio’ “se non si pensa che l’etimologia richiama de sideribus (dalle stelle) ed allora capiamo perché esprimiamo un sogno guardando il cielo”.

Ha studiato “prima il greco a 11 e 12 anni e da lì ho capito l’italiano” – spiega il professore – arrivando ad appassionarsi ai classici della letteratura eterna greca e latina così amare verso per verso Ovidio, Catullo e poi riga per riga Seneca e Le lettere a Lucilio ed il teatro greco “Sofocle più di Eschilo” e “tutte le figure al femminile di Euripide”.

E la scuola vissuta come una missione sin dal primo giorno che suona come un messaggio per tutti gli insegnanti: “quando esci devi uscire massacrato, perché se esci che hai un solo alito di respiro vuol dire che non hai insegnato niente a questi ragazzi”.

E così – guidato dalla raffinata regia del suo interlocutore Giovanni Tesio – si passa agli aneddoti sui ragazzi, i suoi alunni, alle prese con maturità salvate in extremis e a confessioni “incestuose”.

Storie d’amore finite male come quella di Luci a San Siro, scritta “nelle nebbie di Casal Monferrato” durante la leva, appena lasciato da un grande amore, a 24 anni. Ecco che il cantore – come preferisce definirsi – questa sera si racconta, come nel suo libro, come forse non aveva mai fatto prima, dandosi del “fingitore”, come i poeti che nascondono dietro le parole grandi verità come quella che la madre di Vecchioni lascia in eredità al figlio e che dà il titolo al libro: “Bisogna vivere la vita che si ama”. Una saggezza che viene da lontano, affonda le radici nei classici, passa da Napoli (“perché io sono Napoletano doc per madre e padre”) e si ritrova nelle parole e nelle canzoni di Roberto Vecchioni.

È tempo di primi bilanci per i Giovedì Rossettiani 2017: un’edizione acclamata e accreditata da pubblico e critica. La straordinaria presenza di Vecchioni sul palcoscenico del Teatro Rossetti è stata il coronamento di un’edizione che ha visto avvicendarsi personaggi importanti la cui presenza testimonia la risonanza che i Giovedì Rossettiani hanno consolidato negli anni. E noi non possiamo che esserne orgogliosi. Siano pronti a nuove sfide, sfruttando questa formula anche nel futuro.

Queste le parole a commento della Rassegna, giunta alla IX Edizione, di Gianni Oliva, direttore del Centro Europeo di Studi Rossettiani che ha ringraziato la partecipazione di idee condivisa con la Fondazione Tercas e la sua direttrice Enrica Salavatore e la collaborazione proficua con il Comune di Vasto.

Il progetto per promuovere e valorizzare la canzone d’autore quale genere di per sé esistente avrà un seguito e allora dopo Mario Lavezzi, Dario Brunori e Nada Malanima, Roberto Vecchioni, chi saranno i prossimi nomi?

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