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600mila euro ma la pista ciclabile è nel degrado

È costata seicentomila euro, ma da anni è in completo abbandono. Più che un percorso per le bici sembra una mulattiera la pista ciclabile di Vallone Lebba, realizzata nel 2010 con i fondi del Patto Trigno-Sinello. Basta farsi un giro da quelle parti per rendersi conto delle condizioni in cui versa l’infrastruttura già “attenzionata” dalla Corte dei Conti che un anno fa ha aperto una inchiesta di cui si sono perse le tracce. Staccionata di legno completamente divelta, parte della carreggiata invasa dalle canne, mentre quel che resta viene utilizzata dalle macchine e dai trattori. Per non parlare di alcuni tratti trasformati in discarica abusiva dai soliti incivili. Se non fosse per il cartello turistico che campeggia all’inizio del percorso nessuno penserebbe che quella è una pista ciclabile. O meglio era, visto che di ciclabile non c’è rimasto nulla. Tante le proteste.

“Avventurarsi da quelle parti è pericoloso”, afferma Andrea Natale, appassionato di mountain bike, “si rischia un incontro ravvicinato con un trattore o una macchina. E’ scandaloso che dopo tanti soldi spesi non si riesca ad utilizzare il percorso”.

Per Emanuele Gallo che su Facebook ha pubblicato alcune foto emblematiche del degrado in cui versa l’opera pubblica, “la pista oggi è utilizzata come giardino botanico sperimentale (si sta cercando di capire quanto tempo impiega la vegetazione a chiudere la strada) e deposito occasione di immondizia, vecchi frigoriferi e, ultimamente, anche di autovetture distrutte”.

Insomma, un problema con cui prima o poi dovrà fare i conti l’attuale amministrazione comunale guidata da Francesco Menna.

“Se c’è una cosa che odio è dire che non è di mia competenza”, attacca il sindaco, “è una questione che affronterò a breve con il Consorzio di Bonifica. Ho chiesto un incontro al Commissario dell’ente, Rodolfo Mastrangelo, per discutere con lui di alcune questioni, tra cui la pista ciclabile di Vallone Lebba. Come amministrazione comunale stiamo lavorando al reperimento di risorse finanziarie per la valorizzazione di queste infrastrutture che riteniamo strategiche per il turismo”.  

Anche se ultimamente sembra essere finita nel dimenticatoio, tante sono state in questi anni le segnalazioni, le interrogazioni e le denunce sulle condizioni di degrado in cui versa la pista. Alle lamentele dei ciclisti, che hanno evidenziato situazioni di evidente pericolo come le staccionate rotte, le  erbacce e le crepe nell’asfalto ceduto in vari punti, si sono aggiunte le proteste delle minoranze consiliari. Molti ricordano le battaglie portate avanti dall’ex consigliere comunale Davide D’Alessandro che a suo tempo elencò tutte le voci di costo: 365 mila euro per la realizzazione della pista, 57mila euro per gli onorari dei professionisti, 5mila euro per i tecnici comunali, 20mila euro per il Totem e il Touch screen e circa 137mila euro per la cosiddetta cartellonistica, tra cui un video di 37mila euro. “Un monumento allo sperpero di denaro pubblico per quanti, ciclisti o semplici pedoni, si avventurano da quelle parti”, denunciò a più riprese D’Alessandro. Finanziata dal Patto Trigno-Sinello con fondi per la “creazione , adeguamento e potenziamento delle strutture per lo sport e il tempo libero”, la pista venne realizzata nel 2010 dall’impresa Colanzi snc di Casoli, che si aggiudicò l’appalto.

                        Anna Bontempo (Il Centro)

  • pista ciclabile
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Foto di Gianfranco Daccò 

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