Il 5 maggio scorso, dopo il formale avvio alle procedure per la cessazione dell’attività, per i 93 lavoratori del pantalonificio del Gruppo Canali di Gissi, uno spiraglio di speranza era stato dato con la riunione convocata il 17 maggio al Ministero dello Sviluppo Economico volta a verificare la possibilità di trovare opportunità alternative per una riconversione. La convocazione, a cui hanno partecipato la Regione Abruzzo, la Provincia di Chieti, il Comune di Gissi, l’Assindustria di Chieti-Pescara e i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, ha trovato come unica soluzione, prima di completare il percorso definitivo con l’invio delle lettere di licenziamento, di un “incentivo” all’uscita volontaria consistente nell’accettare, da parte dei lavoratori, 10.000 euro, la cui somma sarebbe poi scesa a 6000euro per azzerarsi completamente a fine luglio, periodo in cui la vicenda “Canali” può essere considerare definitivamente chiusa visti i 75 giorni previsti per legge dal momento della richiesta di cessazione attività.
Lunedì scorso, sul tavolo ministeriale sono stati depositati i numeri dei lavoratori, 39 su 96, che hanno accettato la proposta dell’”incentivo” e che hanno dunque firmato il documento di “uscita volontaria”. Ma chi ha già firmato il documento si è trovato di fronte ad una nota. Nelle ultime due righe infatti si evince che “i 10mila euro arriveranno quando i sindacati firmeranno l’accordo sulla cessazione delle attività”. “Tutto questo -a detta di Rucci- è assurdo, non si possono ricattare i sindacati in questo modo. L’azienda deve liquidare quei 39 lavoratori con ulteriori fondi, perché noi abbiamo diritto di attendere il 75esimo giorno, l’ultimo utile per la vertenza, per fare le nostre valutazioni”.
Le parti, alla luce dei fatti, si sono dati appuntamento all’8 giugno a Pescara, sede in cui i vertici Canali dovranno o meno confermare l’incentivo e le risorse per attuarlo.
