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Orario flessibile cancellato, giro di vite sui ritardatari

municipioArrivare al lavoro con sedici minuti di ritardo, per aver accompagnato il bambino a scuola o in piscina, comporterà una decurtazione di mezz’ora che non verrà invece conteggiata se il lavoratore si tratterà in ufficio 30 minuti in più per sbrigare una pratica urgente. Giro di vite dell’amministrazione sui dipendenti comunali che non potranno più usufruire della flessibilità in entrata e in uscita come si è verificato finora.

Le novità, destinate a suscitare non poche polemiche di cui ci sono già le prime avvisaglie, sono state introdotte dal nuovo regolamento che disciplina l’orario di lavoro, lo straordinario, i ritardi e le assenze e che introduce anche la «decurtazione d’ufficio delle ferie».

Le più penalizzate sono le lavoratrici, il cui ritardo spesso è giustificato da motivi familiari. Insomma, quanto basta per far insorgere le Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) che chiedono un incontro congiunto tra i dirigenti dell’ente e i rappresentanti dei lavoratori per migliorare alcuni aspetti del documento prima che entri in vigore. Nel frattempo hanno presentato una serie di emendamenti che sperano vengano tenuti in debita considerazione.

«La flessibilità dell’orario di lavoro, in ingresso e in uscita, non costituisce solo una conquista di civiltà, al pari della settimana corta, ma è una delle leve gestionali per assicurare l’efficienza e l’economicità della pubblica amministrazione», osserva Antonio Di Lena del Diccap, «eliminarla tout court, senza neppure ragionare su una ipotesi di riduzione, non porterebbe alcun vantaggio al Comune, né in termini di maggiore produttività dei dipendenti, né in termini di maggiori servizi offerti all’utenza, mentre creerebbe sicuramente difficoltà nella gestione delle esigenze familiari per numerosi lavoratori alle prese con la gestione dei figli, con gli orari scolastici, con l’assistenza ai parenti e per la gestione del tempo libero. La generalizzazione di un orario di lavoro unico e rigido creerebbe, inoltre, quotidiani fenomeni di assembramento e code per la timbratura del cartellino poco edificanti per la pubblica amministrazione e assolutamente da evitare. Se ci sono casi di abuso vanno perseguiti individualmente con le sanzioni disciplinari», aggiunge il sindacalista, «non è pensabile penalizzare tutto il personale». Oltre a prevedere una decurtazione di mezz’ora per il lavoratore che entra con sedici minuti di ritardo, il regolamento introduce anche la eliminazione d’ufficio delle ferie maturate dal dipendente e non fruite nei termini del 30 aprile. «Le ferie sono un diritto irrinunciabile, rientra nella responsabilità del dirigente curare che esse vengano fruite nei termini previsti», incalza Di Lena, «ci sono numerosi dipendenti che, oltre ad avere ferie arretrate, svolgono attività legate a scadenze periodiche mensili o vanno incontro a periodi di iperattività, per esempio nella stagione estiva. Le ferie non possono essere assolutamente decurtate d’ufficio: i dirigenti si facciano carico di predisporre un piano di smaltimento di ferie arretrate, tenendo conto anche delle richieste del personale».

Insomma, dopo il caso delle “promozioni” legate agli incarichi per le posizioni organizzative e le alte professionalità che tanto hanno fatto discutere nelle scorse settimane, scoppia la polemica sull’orario di lavoro.

Anna Bontempo

 

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