È la Honda industriale in Val di Sangro al centro della cronaca occupazionale di queste ore. Dopo aver deciso una nuova organizzazione del personale che si occupa del settore acquisti, dopo aver fissato per la fine del 2016 il limite per il raggiungimento del pareggio di bilancio, dopo aver annunciato investimenti per sette milioni di euro sulle aziende del territorio con l’obiettivo di produrre localmente i componenti dei due nuovi modelli che dal prossimo anno usciranno dallo stabilimento di Atessa, sono cominciate le prime incertezze, a cominciare dai ritardi e/o la non rispondenza qualitativa delle commesse provenienti dal sud est asiatico, Cina in primis.
Il vero ciclone, però, è giunto in queste ore con due decisioni che non possono non lasciare esterrefatti. La prima confermata dai vertici aziendali all’agenzia Agi, come ricordato da Nicola manzi, segretario provinciale di Uilm, è la denuncia da parte dell’azienda nipponica contro l’ex vice-presidente Silvio Di Lorenzo “per una azione di risarcimento danni per delle forniture commissionate durante il periodo in cui era amministratore che riteniamo essere state per la nostra azienda fonte di consistenti danni”.
Di Lorenzo, attualmente presidente della Camera di Commercio di Chieti, consigliere di Amministrazione della Banca d’Italia de L’Aquila, e in predicato di guidare anche il Campus Automotive della Val di Sangro, era entrato in Honda nel 1982 ed aveva scalato le varie mansioni da Manager degli Acquisti a vice presidente esecutivo.
Secondo quanto riportato dallo stesso Manzi questa sarebbe al posizione della Honda “possiamo solo dire che la notizia in vostro possesso circa una causa nei confronti di Silvio Di Lorenzo è vera; l’azione è nei suoi confronti, per il periodo in cui era amministratore in Honda, e di altri soggetti, per forniture da lui commissionate, che si ritengono essere state per Honda fonte di consistenti danni”.
A quanto ammonterebbero questi danni non è dato sapere, ma, certo, si tratta di accuse pesanti alle quali, siamo certi, Di Lorenzo vorrà rispondere presto.
Intanto, per, i venti del ciclone diventano ancora più forti a causa della decisione maturata dall’azienda nipponica di uscire da Confindustria “perché non si riconosce nelle recenti politiche dell’Associazione”.
“Alla proprietà della Honda Italia – ha detto Manzi nel corso dell’assemblea aziendale tenuta ieri -chiediamo di continuare a dare fiducia a tutti i dipendenti dello stabilimento di Atessa e del territorio, e ci auguriamo che abbia adottato azioni concrete anche a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, che non possono pagare per eventuali comportamenti anomali del singolo”.
L’unica buona notizia viene, però, dalla conferma dell’inizio della produzione di due nuovi motocicli nel marzo 2015 e di altri due modelli per l’inizio del 2016, e non solo: la Honda ha confermato anche tutti gli investimenti previsti e gli impegni occupazionali e produttivi assunti presso il Ministero dello Sviluppo Economico.