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“Mare e fiumi d’Abruzzo, quale futuro?”, convegno a Palazzo d’Avalos

stopbiocidioaVastoSi terrà lunedì prossimo alle 17,30 presso la Sala Michelangelo di Palazzo d’Avalos l’incontro dal tema “Mare e fiumi d’Abruzzo, quale futuro?”, organizzato dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali (CDCA) e l’associazione ASUD Onlus in collaborazione con il Comune di Vasto.
Interverranno Augusto De Sanctis (Forum Acqua Abruzzo) sullo stato delle acque nel chietino,  Enzo Di Salvatore (Docente diritto costituzionale Università di Teramo, No Triv) sulla petrolizzazione nell’Adriatico, Fabiano Di Berardino (Stop Biocidio Abruzzo) con una relazione “Dal no ad Ombrina al Parco della Costa teatina”, Salvatore Altiero (ass. Asud onlus) su risanamento ambientale: “Lavoro e salute per un futuro sostenibile”. Il dibattito sarà moderato da Luigi Iasci, dell’associazione Asud.

“L’acqua va al mare è un detto delle nostre parti”, scrivono gli organizzatori. “Purtroppo nella provincia di Chieti, dove sono presenti i corsi d’acqua dolce più inquinati d’Abruzzo, questo detto si traduce in distruzione della flora e della fauna , inquinamento e impoverimento del mare Adriatico e dei fiumi. I fiumi abruzzesi sono ridotti a vere e proprie fogne, con il sistema di depurazione del tutto inefficace e inefficiente. Di conseguenza i corsi d’acqua sono lontani anni luce dagli obiettivi di qualità fissati dall’Unione Europea, da raggiungere entro il 2015. Il 70% dei punti di campionamento non soddisfa questo requisito a poco più di un anno dalla scadenza. Inoltre negli ultimi anni vi è anche un peggioramento della qualità e diversi fiumi sono classificati nella categoria peggiore. I fiumi del chietino mostrano diverse criticità, con particolare riferimento all’ortonese (Aielli; Moro) e alla zona frentana (Feltrino). Nel vastese è eclatante il caso del fiume Trigno in cui da anni è accertata una contaminazione da Salmonella, pericoloso patogeno la cui presenza ha determinato recentemente il divieto dell’uso a scopi irrigui dell’acqua del fiume. Tutto ciò sta avvenendo senza il dovuto coinvolgimento della popolazione e senza rispettare gli obblighi di informazione e trasparenza dettati da precise norme regionali, statali e comunitarie. In aggiunta le politiche energetiche nazionali hanno individuato nel nostro piccolo mare il nuovo terreno di caccia per petrolio e gas, svendendo al miglior offerente le nostre bellezze e risorse in cambio di pochi spiccioli, tanto inquinamento, trivelle a pochi chilometri dalle coste e il rischio di una catastrofe ambientale.
Il controllo e la sensibilizzazione in materia di salvaguardia della qualità delle acque e del territorio deve diventare una delle priorità dell’agenda amministrativa regionale. Il Parco della Costa Teatina, il risanamento ambientale, la rete delle riserve regionali e dei SIC, diventano lo strumento pragmatico di riqualificazione ecologica e sviluppo economico del territorio regionale. Le politiche di conservazione ed esaltazione della nostra terra, attraverso la valorizzazione di attività produttive e turismo ecosostenibili, sono la più grande opera che possiamo progettare per il futuro dei nostri figli e delle nuove generazioni”.

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