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Maltrattamenti su studenti, comincia il processo a carico di un insegnante del vastese

Tribunale_Vasto_5Sta vivendo uno dei momenti cruciali il procedimento a carico di un 65enne insegnante del vastese finito in manette il 12 ottobre del 2012 con pesanti accuse pendenti sul suo capo: maltrattamenti a fanciulli, falsità ideologica in atto pubblico, truffa ai danni dello Stato e cessione di armi a privato senza titolo.

L’uomo era stato posto agli arresti domiciliari al termine delle indagini, condotte dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura e dalla Squadra Anticrimine del Commissariato di Polizia di Vasto, con il coordinamento del vice questore Cesare Ciammaichella, sulla sua attività di supplente per quasi 3 mesi, dal 28 settembre al 17 dicembre 2011, in classi di prima e seconda media. Era stato il Gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, a disporre la misura restrittiva, a seguito delle richieste dei procuratori Francesco Prete e Giancarlo Ciani.

Secondo gli inquirenti già allora erano circa una quarantina i testimoni acclarati e 14 le vittime dei maltrattamenti con “riscontri pieni e incontrovertibili”. L’insegnante aveva ricoperto incarichi di supplenza di due ore settimanali in tutto il territorio provinciale presentando autocertificazioni nelle quali asseriva di non avere avuto pendenze penali, ore nelle quali ha sostituito il compito educativo dell’insegnamento con quello diseducativo delle percosse ripetute, delle frasi sconsiderate, dei comportamenti lesivi e delle minacce.

Proprio per l’evidenza delle prove a carico la procura ha chiesto e ottenuto l’avvio immediato del processo saltando la fase preliminare.

Così ieri il giudice monocratico Fabrizio Pasquale ha sentito le testimonianze di alcuni giovani ed altri sono attesi per la prossima udienza dell’11 dicembre. Intanto le famiglie di due degli alunni che hanno subito maltrattamenti hanno annunciato la loro costituzione di parte civile nel procedimento a carico del 65enne, che già in passato aveva subito condanne per reati gravi quali atti di libidine violenta e ratto di minore a scopo di libidine.

Ora, in base alle prescrizioni di legge, rischia una pena fino a 5 anni, che potrebbe essere aggravata dai precedenti maturati e dalle pene per gli altri reati che gli sono contestati.

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