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“Rêverie”, la mostra fotografica di Brunella Fratini

il futuro uccide_2013©brunellafratiniDal 23 marzo al 7 aprile presso la Libreria Mondadori è possibile ammirare l’opera fotografica di Brunella Fratini; dopo la prima serie già esposta nel 2012 (Il Faro, Le Lucciole, Il Cavallo che fugge, La ragazza e l’albero, Il Salto, La Barca Origami) il progetto si arricchisce di nuovi personaggi e nuovi paesaggi fantastici ancora da esplorare.
Il tema dell’esposizione è “Rêverie” (letteralmente fantasticheria, chimera, sogno ad occhi aperti, immaginazione fantastica) e si riferisce ad uno stato di abbandono dello spirito nei momenti di veglia e non di sonno (revê), ad immagini e situazioni in cui l’ io protagonista dimentica la sua storia e ciò che lo circonda, lasciando errare il proprio spirito, godendo di una libertà simile a quella del sogno. Il sognatore di rêverie altro non è che un alchimista delle parole, un moderno sciamano. (cit. G.B.)
Le immagini sono liberamente ispirate al saggio di Gaston Bachelard “Poetica della rêverie”, ed. Dedalo. Pubblicato nel ’72, è un testo sorprendente ed attualissimo che percorre, forse inconsapevolmente, le credenze del “karman” tipico delle dottrine orientali, in una chiave sempre ironica e poeticamente umana.

Per l’opera di Brunella Fratini, già numerose e lusinghiere le valutazioni ricevute da nomi importanti dell’arte e della letteratura. Il giornalista e scrittore Paolo Mastri ha scritto su “Rêverie”: “Dietro l’obiettivo, l’occhio della cronista. Davanti, un sogno da artista. Tutto convive nelle istantanee di Brunella Fratini: alla lettera, scatti che catturano istanti di vita. L’incanto degli oggetti, il mistero dei volti, la plasticità di corpi, la nettezza cromatica delle geometrie, la multiforme consistenza della luce. Sono gli elementi di una narrazione in bilico tra i due piani, che ora ci sfida a scavare nell’enigma, è il caso della ballerina fuggita dal carillon o dell’albero dei cappelli, ora ci descrive la bellezza antica di paesaggi familiari. È il caso delle donne con gli ombrelli sulla pianura di Punta Penna, un Abruzzo estremo così simile, nel cielo cupo e nel verde algido dell’erba, alle higlands. Sogno d’artista e millimetrico rigore di cronista. Tecnicamente sono scatti digitali, scenograficamente sono persone, oggetti, luoghi colti a grandezza naturale. L’effetto è la completezza di un racconto per immagini in cui le storie incrociano lo spazio e la verità a volte si disvela e a volte si nasconde nel mistero. A voi la scelta”.

Lorenzo Pierfelice, creativo, designer, vignettista e scrittore scrive: “Quando mi trovo davanti una foto di Brunella Fratini mi chiedo sempre cosa ci sia stato dopo, cosa ci sia stato prima. Sono istantanee ragionate, nel senso di ‘collezione di istanti’, rigorosi sul versante della composizione scenica e delle tecniche, eppure vaghi, fermi e quindi innaturali perché sottintendono un seguito, un senso. Brunella é bravissima a fermare l’istante e tacerti quel che c’è dopo, quel che c’é prima, perché ogni cosa di quelle che ‘ferma’ diventa testimonianza puntuale, a fuoco, di un frenetico divenire. Brunella sa che dinanzi a un obiettivo, gli uomini si muovono e muovendosi si corrompono. La raccolta fotografica della vita di ognuno di noi, messa in sequenza, rappresenta un processo di assestamento, consunzione e moto verso la metamorfosi. Le Reverie di Brunella hanno la rara capacità di descrivere questa attesa di mutamento, raccontandola con gli immaginari pastello di un mondo sognato ad occhi aperti”.

E infine Eva Laudace, eclettico ingegnere con la vocazione della fotografia e della scrittura, che così commenta: “I sogni ci appartengono? Oppure sono autonomi? Ci sfuggono o ci abitano? Che differenza c’è tra il sogno involontario della notte e quello ambito, desiderato, sperato dalla mente vigile? Il sogno svela la nostra potenza creativa? O è piuttosto una parte di noi stessi? Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se muore il sognatore, che ne sarà del sogno? Si chiede Chandler. Nella sua reverie Brunella Fratini non risponde a queste domande. Si svela piano ed in punta di piedi come  una ballerina delicata e dolcemente bizzarra, posta in equilibrio perfetto tra la proiezione di una magia e lo sviluppo sintattico della stessa.  Gli elementi reali degli scenari proposti dalla fotografa rafforzano l’azione evocativa del collettivo che oggi si specchia nelle sue immagini e ne ride fanciullesco e si lascia cullare. Agli interrogativi si dovrebbe lasciare la facoltà di trovare l’esclamazione che preferiscono”.

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