A quasi due settimane dal voto non si placa l’onda che ha squarciato a ciel sereno il quadro politico italiano e locale. La situazione di impasse che è maturata alla luce di quel che è successo il 25 febbraio è una chiara dimostrazione di quanto la disillusione l’abbia fatta da padrona in questi mesi di crisi asfissiante e di quanto i partiti non siano stati capaci di porre in essere misure adeguate a tutelare finanche coloro che da sempre hanno costituito il motore economico del Paese, ovvero i piccoli e medi imprenditori. Ed oggi continuiamo ad assistere a dispetti infantili ed a tiri alla fune da una parte e dall’altra incuranti del percorso necessario allo stato contingente della Res Publica. Nel frattempo che i leaders decidano cosa fare da grandi vediamo quali possano essere gli eventuali sviluppi elettorali della vicenda.
Qualora si riesca a trovare la quadra anche solo per le riforme necessarie, ovvero quelle citate da Bersani già nella conferenza stampa post-elettorale, riforme istituzionali e legge sui partiti ed elettorale ed al posto dei grillini non sarei affatto tranquillo, si potrebbe ipotizzare un ritorno alle urne nella primavera del 2014 accorpando parlamentari, europee e regionali (ed in Abruzzo si deve votare per il rinnovo delle rappresentanze all’Emiciclo) con il rischio di un gran caos: ed allora ecco l’ipotesi autunno 2014-primavera 2015.
Qualora, invece, ed allo stato attuale pare l’ipotesi più probabile, non si raggiunga un accordo trasversale probabilmente si tornerà a votare in novembre ed allora anche le regionali verrebbero anticipate a quella tornata. Di qui l’evidente accelerazione e confusione nel dibattito tutto intestino alla maggioranza in Regione circa la riforma della legge elettorale approntata dalla Commissione Statuto.
Queste sembrano le ipotesi più probabili salvo sconvolgimenti dell’ultim’ora.
Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)
