È stato dapprima il rapporto dell’Unione Europea del 2012 a sentenziare l’iniquità dell’IMU, l’Imposta Municipale Unica, della quale ha chiesto una sostanziale modifica in senso più progressivo. Una presa di posizione pienamente condivisa anche dall’ex ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti e da altri noti economisti che hanno avanzato finanche l’ipotesi che l’Imposta violi la Costituzione a causa della rivalutazione di colpo e di imperio delle rendite catastali, che oltretutto non coincidono necessariamente col valore dell’immobile. Secondo questa tesi, si è andata a creare una ingiusta discriminazione tra chi, godendo di altri redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu, sarà costretto a venderlo. In questo modo l’Imu andrebbe in direzione radicalmente opposta alla Carta Costituzionale in quanto non favorisce l’accesso alla proprietà dell’abitazione né, tantomeno, tutela il risparmio. Sarebbero ben 3 gli articoli della Costituzione repubblicana violati dall’IMU: il 3, che celebra l’uguaglianza tra cittadini, il 47, sia nella parte che “incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme” sia in quella che “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”, e il 53 quando recita “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Proprio alla luce di quanto esposto è stata protocollata nei giorni scorsi la prima richiesta di rimborso delle somme versate, patrocinata dallo studio legale D’Amico & Rizzo di Ruffano, un piccolo centro in provincia di Lecce, confidando nel fatto che molti altri seguano lo stesso percorso in modo tale da costituire una massa critica che generi forti pressioni sugli organi preposti a decidere e sugli stessi organi legislativi. Dinanzi ad un esito negativo di tale ricorso, l’avvocato Maria Angela D’Amico impugnerà il provvedimento presso la Commissione Tributaria di Lecce sollevando l’eccezione di incostituzionalità.
