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Flora: Abruzzo, laboratorio di sperimentazione

E’ di questi giorni la notizia che, sulla base di una recente pubblicazione riportata sulla rivista internazionale “Plant Biosystems” relativa all’aggiornamento dell’elenco della flora vascolare autoctona d’Italia, il nostro Paese risulta al primo posto in Europa, e secondo solo dietro alla Turchia in tutto il bacino del Mediterraneo, quanto a numero di specie in questo ambito. L’Italia, ed è questa quindi la più importante conferma, risulta essere una delle aree a maggiore biodiversità del mondo.

L’importanza dello studio floristico è comprovata anche dal fatto che una parte dello staff di ricercatori che sta dietro questo lavoro, segue anche la supervisione scientifica di un importante progetto Life FLORANET, cofinanziato quindi dalla Commissione Europea e incentrato sulla tutela di sette specie di interesse comunitario presenti in Abruzzo all’interno di 3 aree protette (Parco della Majella, del Sirente-Velino e d’Abruzzo, Lazio e Molise) al quale collaborano anche l’Università di Camerino e Legambiente.

Proprio il piccolo Abruzzo, in base a quanto emerge dal nuovo censimento appena pubblicato, si colloca come una delle quattro regioni a maggior ricchezza di biodiversità per quanto riguarda il numero di piante autoctone d’Italia (subito dietro a Piemonte, Toscana e Lombardia). E l’Abruzzo, attraverso il Life Floranet, può fungere da felice laboratorio di sperimentazione di un modello nuovo di collaborazione tra diversi attori (enti parco, università e istituti di ricerca, associazioni) per la prima volta chiamati a lavorare in sinergia mettendo a sistema buone pratiche, dati e competenze, per raggiungere l’obiettivo comune di contribuire alla salvaguardia del patrimonio floristico di questa importante porzione di Appennino e, di conseguenza, di tutta la sua diversità biologica.

La sfida più grande infatti, oltre al raggiungimento dei risultati delle azioni concrete di conservazione previste, sarà quella di esportare il modello di “rete”, in passato già sperimentato in molti altri ambiti di gestione però faunistica, ad altri distretti territoriali nazionali e magari anche internazionali, sui temi riguardanti studi floristici e vegetazionali che oggi, sempre più, contribuiscono a realizzare quella base di conoscenza sugli studi ecologici generali, che tengano conto della complessità territoriale, del forte dinamismo degli ambienti naturali e dei cambiamenti indotti soprattutto delle attività umane. (lanuovaecologia.it)

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