Se della dinamica scientifica dell’innamoramento ci siamo occupati in un altro articolo dedicato (Anatomia dell’innamoramento: una questione di chimica), qui vogliamo ricordare questo giorno in maniera più tradizionale e anche richiamare alla memoria quella volta in cui il giorno di San Valentino si tinse di rosso sangue, piuttosto che di rosso d’amore.
La festa degli innamorati
Il 14 febbraio è ricordato da tutti come la “Festa degli innamorati”, ma qual è la sua origine?
La festa prende il nome dal santo Valentino da Terni, martirizzato il 14 febbraio del 273. Il suo nome si lega all’amore perché, secondo la leggenda, egli donò del denaro ad una giovane molto povera che, senza la dote, non avrebbe potuto sposarsi e che probabilmente sarebbe caduta nella perdizione (prostituzione). L’atto di amore del vescovo di Terni, attraverso il dono del denaro, e la possibilità della giovane di coronare il suo sogno, fece di Valentino il patrono degli innamorati quando, nel 496, papa Gelasio I ne istituì la festa andandosi a sovrapporre, con il solito intento di cristianizzare le ricorrenze pagane come abbiamo già avuto modo di dire nel nostro articolo sul Capodanno (9 gennaio scorso), ai festeggiamenti pagani dei Lupercalia, dedicati alla fertilità della donna.
La strage di Chicago
Abbiamo già citato in altri articoli la figura dell’Homo homini lupus, secondo questa teoria elaborata dal filosofo Thomas Hobbes l’uomo è per natura egoista e sopraffattore, non vogliamo pensare che questa teoria sia una certezza, tuttavia essa si è rivelata vera per la tragedia che vi stiamo per raccontare, consumatasi proprio nel giorno di San Valentino; la sete di potere e la volontà di oppressione in questo episodio hanno preso il sopravvento, in questo caso non c’è stata festa che potesse tenere, si fosse anche trattato della festa simbolo dell’amore.
Correva l’anno 1929, nella città di Chicago si fronteggiavano due bande criminali dedite al contrabbando di alcool, nel periodo del proibizionismo, e del gioco d’azzardo. Una faceva capo all’irlandese George “Bugs” Moran e l’altro all’italiano Al Capone il quale spedì un commando di quattro persone travestite da poliziotti che entrarono in un garage dove ebbero gioco facile a crivellare di colpi i sette gangster irlandesi i quali si erano lasciati disarmare per non opporre alcuna resistenza a quelli che credevano appartenere alle forze dell’ordine.
Perché proprio il 14 febbraio?
Perché quel giorno Al Capone era stato convocato da un giudice federale a Miami per un interrogatorio; quale migliore alibi? Certamente avrebbe potuto essere il mandante, ma i pochi testimoni riferirono di aver visto quattro poliziotti sparare e si pensò che fossero dei corrotti che volevano eliminare dei pericolosi testimoni della loro corruzione. Ci vollero quarant’anni prima che un vecchio gangster svelasse che a capo dell’esecuzione c’era Al Capone.
A seguito di questa strage, la mafia italo-americana prese il controllo totale sulle attività criminali di Chicago.
Il garage 2122 di North Clark Street
Su questa strage fu tratto il film “Il massacro del giorno di San Valentino” del 1967 con la regia di Roger Corman che, ovviamente, per le sue riprese si servì del garage dove avvenne la strage. Subito dopo però, forse per evitare che diventasse un macabro luogo turistico, l’edificio fu abbattuto ed oggi vi sorge un grande prato ed un ampio parcheggio all’aperto.
Laura Del Casale