VII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
Fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni (Mt 5,38-48).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Una delle convinzioni più salde nella fede ebraica, attestata nell’Antico Testamento, è quella dell’assoluta giustizia di Dio, nel senso che ripaga ciascuno ora, in questa vita, secondo le opere che compie: i buoni con la benedizione e il benessere anche materiale, i cattivi con la maledizione, le sciagure e tante malattie. Però già nell’Antico Testamento, si è scagliato, controquest’idea, il libro di Giobbe, che mette Dio sotto processo, in quanto un giusto viene sottoposto a una sofferenza incomprensibile. La risposta in quel caso è che ci troviamo di fronte al mistero. Altri hanno intuito che la ricompensa è dopo la morte, così come la condanna dei malvagi che prosperano (e quanti ce ne sono al mondo!). Gesù invece parte da un’altra prospettiva, quella di Dio: a prescindere da chi ha di fronte, Dio è generoso, dona tutti i beni che sono a sua disposizione, dà ospitalità agli uomini sulla terra che è sua, senza nessuna distinzione. Potrebbe sembrare sommamente ingiusto ma ha creato l’uomo a sua immagine: è lui che deve manifestare sulla terra il modo di essere di Dio. Il destino del mondo è nelle mani dell’umanità e, se in mezzo ad essa molti prendono la strada contraria alla loro vocazione nel fare il bene (è questo ciò che la fede definisce peccato), significa che il compimento dell’opera di Dio è nelle mani dei buoni, che non possono mettere in discussione il fatto che Dio doni tutto a tutti, in quanto sanno che questo è vivere secondo la propria natura mentre il male è innaturale. Certo non il male fisico: per queste cose Dio ha dato l’intelligenza all’uomo per combattere sempre di più questi limiti. Ma il vero problema è il male morale, ciò che rende cattivo l’uomo, a differenza degli animali che uccidono solo per sopravvivere. Non può non venire in mente ciò che sta avvenendo in paesi che si trovano sulle sponde dello stesso Mar Nero: sia in Ucraina che in Turchia e Siria ci sono macerie e morti: ma in un caso sono causate dalle armi, nell’altro dalle forze della natura che si possono conoscere per evitarne i danni. Certo anche per il terremoto c’è il male morale, non da parte della terra che si muove (il mito della natura matrigna di Leopardi) ma da parte di chi ha costruito sopra avendo a cuore solo il profitto facile. Forse dovremmo inventare due parole diverse per definire il male “naturale” e quello causato dalla volontà umana; in tal modo eviteremmo di incolpare Dio per tutto e ci daremmo da fare per superare il male materiale,essendo solidali allo stesso tempo con le sue vittime, anziché metterci del nostro, facendo anche peggio della natura.
Don Michele Tartaglia