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Civeta, aperta la partita del Cda: 5 nomine nell’ente dei rifiuti

La trasformazione del Civeta da Consorzio a società di capitali (srl) è avvenuta nei giorni scorsi davanti al notaio Giovanni Maria Plasmati. Ora si apre la partita per la sua gestione. I riflettori sono puntati sulla nomina del consiglio di amministrazione che, secondo lo statuto approvato, sarà formato da cinque componenti, di cui uno nominato di diritto dal comune di Cupello che sul suo territorio ospita il polo impiantistico di Valle Cena e che proprio in virtù di tale circostanza ha diritto ad un ristoro ambientale di 150mila euro l’anno. I giochi sono aperti.

Se non lo hanno già fatto i sindaci dei comuni che il 15 dicembre scorso hanno firmato per la trasformazione societaria, cioè Vasto, San Salvo, Cupello e Scerni, oltre al commissario delle ex comunità montane, dovranno presto cominciare a ragionare sulla composizione del Cda.

Ci sono cinque caselle da riempire e, quasi sicuramente, le posizioni più importanti spetteranno ai comuni più grandi. Se nei mesi scorsi era girato con insistenza qualche nome, oggi regna il più assoluto riserbo.

Non ne abbiamo ancora parlato”, attacca Daniele Carlucci, primo cittadino di Scerni, “la materia è delicata, per questo ritengo che il Civeta abbia bisogno di un Cda di alto profilo, capace di portare avanti con competenza le politiche societarie”.

Il consiglio di amministrazione, che dura in carica quattro anni, opera applicando le speciali disposizioni di legge che regolano l’ordinamento delle società in house. Stando allo statuto i componenti del Cda vengono eletti dall’assemblea dei soci sulla base di liste di candidati.

Nel frattempo i sindaci dei comuni di Casalbordino (Filippo Marinucci), Monteodorisio (Catia Di Fabio), Pollutri (Nicola Mario Di Carlo) e Villalfonsina (Mimmo Budano) che il 15 dicembre scorso non hanno firmato l’atto di trasformazione societaria si sono rivolti ad uno studio legale di Campobasso per le azioni da intraprendere. Con ogni probabilità verrà inoltrato un ricorso al Tar.

Gli amministratori contestano lo statuto che presenta, a loro avviso, numerose criticità sotto il profilo giuridico e contabile, escludendo i comuni più piccoli dalla partecipazione e, quindi, dalla gestione della società. Una frattura che, secondo Carlucci, può ancora essere sanata.

Lo statuto può essere rivisto”, sostiene Carlucci, “per quanto mi riguarda sono disponibile ad una sua rivisitazione”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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