IV Domenica di Avvento – Anno A
Non temere di prendere con te Maria (Mt 1,18-25).
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Una delle esortazioni più frequenti nella bibbia è: non temere! Non avere paura! Di che cosa aveva paura Giuseppe? Siccome sembra non si fosse sentito oltraggiato dal presunto adulterio di Maria, tanto forse era il suo amore per lei (ben diverso da quello di tanti nel cui nome ammazzano le proprie compagne); forse era intimorito dall’opinione della gente: in un piccolo villaggio tutto si veniva a sapere e forse aveva paura di diventare lo zimbello della piazza. Oppure aveva paura, cosa più probabile, vista l’onestà e bontà del personaggio, di ciò che Dio pensava, visto che, tra i tanti comandamenti dati a Mosè sul Sinai, c’era anche il divieto di adulterio, per la qual cosa addirittura aveva sancito la morte per lapidazione. In nome di Dio avrebbe dovuto marchiare Maria con l’infamia del tradimento ma almeno lui avrebbe avuto la coscienza pulita, avrebbe fatto solo ciò che Dio gli chiedeva. È qui che arriva il sogno o, forse sarebbe meglio dire, la sua coscienza: non è possibile che il Dio che perdona i peccati avrebbe preteso l’ennesima vittima sull’altare del moralismo. Giuseppe ha deciso di non avere paura di passare per sciocco e debole in una società in cui il buon nome era tutto, non ha avuto paura di sfidare i luoghi comuni di un dio rigido custode di una morale frutto in realtà della mente deviata dei detentori del potere che si erano arrogati anche la pretesa di dettare regole per opprimere i più deboli, come ad esempio le donne. Se vediamo ciò che accade oggi in Iran dove una casta di maschi senza scrupoli impone le regole alle donne e al resto della popolazione, non c’è dubbio su quale posizione prenderebbe Giuseppe se tornasse oggi da quelle parti, vincendo ogni paura, persino quella della morte, per stare dalla parte degli oppressi.
Don Michele Tartaglia